venerdì, Novembre 22, 2024
Il Parco Paranoico

Crack A Light, Dope Boy

Mik Brigante Sanseverino Novembre 30, 2020 Dischi Nessun commento su Crack A Light, Dope Boy

“Crack A Light” è un album crudo e cruento, nel quale si respira una tensione apparentemente sopita e strisciante che esplode, all’improvviso, in un’onda d’urto di sonorità noise-rock che colpisce in pieno gli ascoltatori, destandoli dal loro torpore e, una volta che l’aria si è nuovamente raffreddata, lasciandoli in un mondo distorto, costruito attorno a quelle linee di basso così penetranti, profonde e claustrofobiche da essere in grado di sintonizzarsi sul ritmo affannato e dolente dei nostri cuori stanchi e provati.

I Dope Boy non dimenticano, infatti, l’attualità in cui siamo immersi ed a cui siamo, nel bene e nel male, vincolati, nonostante rileggano e facciano proprie trame nevrotiche ed arrabbiate tipiche del rock alternativo degli anni Novanta, che, però, vengono fatte a pezzi e successivamente ricostruite, in base a quelle che sono le loro esperienze, il loro amore per le ritmiche più frenetiche ed incisive, alternate a passaggi e momenti più criptici, ombrosi e lisercigi.

“Curve”, “Lethargic” e “The Sculptor” mettono in mostra le diverse anime che convivono nella band americana: una propensione verso la furente e magmatica energia del metal più alternativo, sopravvissuto all’epopea leggendaria del grunge; la passione viscerale per i feedback e le ossessioni del noise-rock; il fascino esercitato sulla loro anima sperimentale dalle atmosfere più rarefatte, più sognanti, più riflessive del rock psichedelico.

Tutto ciò crea un flusso sonoro senza alcun tempo ed alcun riferimento spaziale, in grado di essere, contemporaneamente, sporco e pulito; distorto e lineare; nitido e rumoroso; lucido ed offuscato; una porta spalancata sul mondo esterno, sulle sue assurdità, ma anche sul nostro inconscio, su quello che ci portiamo, spesso faticosamente, dentro, squilibrando le nostre esistenze, come se non bastassero già lo stress, le ipocrisie, le falsità, le paure che caratterizzano la nostra società del progresso e dell’informazione. In fondo i ragazzi di Baltimora tentano, a modo loro, di succhiare via la negatività che avvelena tanto il singolo individuo, che l’intera collettività, ed ovviamente lo fanno a modo loro, con la musica che amano creare e che amano suonare e condividere.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.