Qual è la principale caratteristica dei tempi moderni? No, non è la tecnologia; né la rete globale di informazioni; né la globalizzazione; i tempi moderni sono caratterizzati, soprattutto, dalla loro estrema frammentarietà: è tutto opinabile e passeggero; non esistono più ideali o certezze indiscutibili; ogni schema ed ogni modello è destinato ad essere infranto, è tutto così sfuggente e precario; non esiste più alcun centro, non esistono più periferie, non c’è più nessun ordine, solamente un interminabile scorrere di diversi e molteplici frammenti. Frammenti che, spesso, sono irriconoscibili. Rappresentano qualcosa che esisteva prima o forse non rappresentano nulla; chi può dirlo, con assoluta certezza, oramai?
“Anything” resta, quindi, in bilico tra queste due contrastanti prospettive, le respira e le assorbe; guarda al passato, attraverso le sonorità post-rock e shoegaze tipiche degli anni Novanta, ma, allo stesso tempo, si specchia nel presente e lo fa attraverso un miscuglio eterogeneo ed estremamente fluido di trame cinematiche, di pieghe e sfumature elettroniche, di continue destrutturazioni della forma canzone tradizionale e canonica, alla ricerca costante di quel sentiero interiore che ci consenta di poter risalire alla fonte nascosta dei nostri stessi pensieri e delle nostre sensazioni, laddove custodiamo, senza averne consapevolezza, il nostro io più selvaggio, più veritiero ed istintivo, quello che ama e che costruisce, ma che può anche odiare e distruggere.
La crescita è conoscenza e non è mai essere un processo indolore, perché essa necessita, per attuarsi, di compiere delle scelte, le quali, il più delle volte, non sono altro che delle rinunce, degli addii, delle prese di coscienza, delle brucianti accettazioni, mentre il sole, tramontando allo nostre spalle, diventa sempre più basso, fino a toccare le vette appuntite delle montagne che ci tormentano e ci fanno male, incuneandosi nel ventre molle delle nostre debolezze e delle nostre paure. Certo, avremmo potuto evitare tutto ciò, ci saremmo potuti accontentare di rimanere ancorati ad un comodo passato, ma non avremmo mai visto e soprattutto tentato di comprendere quello che c’è oltre; non avremmo mai provato che, dopo una caduta, anche se brutale e dolorosa, è sempre possibile rialzarsi, è sempre possibile trovare qualcuno o qualcosa per cui vale la pena impegnarsi e lottare affinché resti, per sempre, con noi.
Comments are closed.