Due batterie. Tre chitarre. Un basso. “Syste Lis” è un’onda d’urto che va a sbattere contro le massicce mura che abbiamo edificato attorno ai nostri sentimenti; oggi diamo la resposabilità unicamente a questo maledetto virus, ma, se spingiamo lo sguardo un po’ più a fondo, nel nostro stesso inconscio, scopriremo che, in parte, abbiamo le nostre colpe; siamo i carcerieri di noi stessi, dei nostri fratelli, delle nostre sorelle e di chiunque abbia tentato di mostrare e condividere la propria umanità.
“Jailers” apre, appunto, un album crudo e vibrante, con tutta l’intensità che riescono a sprigionare batterie e chitarre; la successiva “Walls” assume i contorni di un paesaggio dominato dalle ombre e dalla desolazione, nel quale vaghiamo alla ricerca delle emozioni alle quali noi stessi abbiamo voluto rinunciare, per seguire quelle che erano solamente delle effimere visioni di felicità e grandezza, ma la vera gioia, la vera appagazione, la vera pace risiedono semplicemente dentro di noi. Ed ora non ci resta che spingerci sempre più giù, sempre più in profondità, per poi riemergere attraverso le trame metalliche di “Stolidity”, un atomo alla volta, un respiro alla volta, un pensiero alla volta, costretti a lottare per ogni piccolo spazio e per ogni singolo attimo di tempo che avevamo, stupidamente e colpevolmente, barattato, per ritrovarci, alla fine, a sopravvivere in corpi senza più vita.
Questo è il momento di interrompere il loop in cui siamo stati bloccati, “Now” irrompe come una belva ferita, per troppo tempo ingannata e tenuta impriogionata in una angusta gabbia; il suo passo è deciso e martellante, la sua fame grande, intanto il rumore frantuma ogni barriera ed ogni limite inutile ed artificiale e le sonorità hardcore e noise ci permettono, finalmente, di riaprire gli occhi e guardare, senza più alcun velo, ciò che ci circonda, chi sono i nostri simili e chi sono i nostri nemici. Intanto “Frozen” ci avvolge con il suo tocco dolente e liberatorio, mentre incede, epicamente e coraggiosamente, verso la fine, smembrando queste finte convinzioni di superiorità che servivano solamente a coprire quello che era ed è un mondo profondamente ingiusto, vile ed infelice.
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