Tutto cambia. Tutto scorre. Tutto si reinventa. Anche noi evolviamo; come individui; come parte di una collettività. Cambiamo continuamente ed alla fine ci congediamo; è l’ordine naturale delle cose e non accettarlo può solo accrescere frustrazioni, ansie e paranoie. Certo, questi cambiamenti causano incertezza e l’incertezza, di solito, fa paura; inoltre, il sistema, di cui siamo parte integrante, vuol farci credere di avere il pieno controllo su qualsiasi aspetto della nostra vita e del nostro mondo, ma è evidente, soprattutto alla luce di quanto è avvenuto nell’anno appena trascorso, che si tratta solamente di menzogne.
“Lunazione”, intriso di sonorità incisive e nevrotiche di matrice mathcore e post-hardcore, con improvvise accelerazione di stampo noise rock, sapientamente bilanciate ed equilibrate da passaggi più onirici e meditativi, d’ispirazione post-rock, è una riflessione – a cuore aperto – sulla ciclicità del tempo, su quelle fasi che caratterizzano l’evolversi dell’esistenza umana, comprese tutte le volte che ci siamo voltati indietro e ci siamo accorti di aver sbagliato direzione.
Intanto le parole scorrono una dopo l’altra ed un nuovo ciclo ha avuto già inizio; un intreccio fatto di ricordi perduti, spoken word, specchi rotti, metamorfosi, ombre proiettate sul nostro cammino, sui nostri sensi, sulle essenze e sulle assenze che ci portiamo dentro, mentre queste sonorità vibranti, intrise di anni Novanta, di vecchie stanze polverose, chitarre ed amplificatori, ci ricordano che la fine, in fondo, non è altro che l’ennesima congiunzione della Luna col Sole ed accettarla è l’unico modo per esorcizzare il malessere e svincolarsi, per sempre, da tutti i vestiti che ci impediscono d’esser noi stessi.
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