La nostra percezione di tempo cambia e si trasforma; sempre più spesso la routine quotidiana ci impedisce di apprezzare ciò che abbiamo attorno, mentre i nostri ricordi sfumano, si indeboliscono, si confondono e retrocedono verso i meandri più oscuri, profondi e nascosti delle nostre menti. Non possiamo bloccare il tempo, ma possiamo rinnovarlo, lasciando che una nuova aura – più consapevole e più recettiva – circondi ciò che siamo adesso e ciò che abbiamo realizzato in passato, aprendo prospettive e scenari futuri stimolanti ed interessanti e dandoci la percezione fisica e psicologica che c’è ancora tanto da scoprire, tanto da conoscere, tanto da sperimentare, nuove strade e nuove persone da abbracciare.
Ed è così che l’ombra degli A Violet Pine tenta di allungarsi sulla strada ignota, semplicemente riscoprendo sé stessa; perché non è detto che il passato debba essere, necessariamente, una fuga triste ed arrendevole, ma può diventare il terreno fertile nel quale custodire i semi della propria creatività. Dopo dieci anni, quindi, tre brani del repertorio della band pugliese – “Girl”, “Fragile” e “Pathetic” – assumono una consistenza ed un sapore diversi; sono più caldi e più passionali: tra le fredde ed artificiali trame elettroniche si innesta l’essenza ciclica della vita. L’alternarsi delle stagioni dell’esistenza, ben rappresentate dalle roventi sonorità stoner rock e dalle refrigeranti atmosfere post-rock, risuona dentro di noi, ci consente di sentirci parte di qualcosa di vero, ci permette di rompere quel loop, distruttivo, disumano e snervante, con il quale la società delle apparenze e dell’immagine, tenta di tenerci in scacco, in balia delle diverse solitudini che si impossessano delle nostre migliori energie, della nostra fantasia, dei nostri sogni, del nostro futuro. Hic et nunc, noi siamo qui e ci siamo adesso, perché, dunque, arrendersi? Perchè non cercare un altro abbraccio?
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