Dei Linda Collins avevamo già preannunciato l’uscita del nuovo album, “Tied”, in occasione della pubblicazione del video di “Sometimes”. Un disco che è piacevolmente eterogeneo, perché diverse sono le anime sonore che affrescano la parete sulla quale proiettiamo, solitamente, i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre domande. Trame elettroniche rarefatte ed accattivanti intrecciano il sottile filo della loro e della nostra esistenza con sfumature cosmiche di matrice post-rock, con quelle magmatiche tipiche dell’indie-rock, con quelle brillanti del pop sintetico.
Un cielo terso oltre il quale vi sono le oscure profondità dello spazio inesplorato; una nuova vita che si schiude, fragile, al mondo; altre che, invece, terminano, brutalmente, la loro esperienza terrena, nella consapevolezza, però, di aver lasciato una preziosa testimonianza del proprio passaggio, dei propri ideali di giustizia e di verità.
Ma quante sono le esistenze che si piegano, che si accontentano, che brancolano nel buio delle loro peggiori ossessioni, attendendo, magari, che qualcuno si prenda cura di loro, che qualcuno sia capace di riportarle a casa?
“Tied” suona come un buon auspicio per il futuro, al di là di tutte quelle distanze che misuriamo dal punto di vista formale e geometrico. Il nostro essere al mondo, infatti, ci obbliga a relazionarci con gli altri, con i lati più luminosi e più oscuri delle diverse personalità, con tutto ciò che è frutto delle singole esperienze passate, dei vari condizionamenti culturali, degli errori accumulati, dei ragionamenti più o meno sensati, di tutti quei bisogni primordiali, selvaggi e passionali che sferzano ferocemente le nostre coscienze. Potremmo ignorarci ad un millimetro l’uno dall’altro o potremmo sentirci vicini anche ad anni luce di distanza; è una questione di scelte, di volontà, di determinazione.
Coloro che sentiamo vicini sono coloro di cui sentiamo il bisogno di prenderci cura, consapevoli del fatto che questo bisogno può orientare il nostro orizzonte vitale, può completarci, può spingerci ad essere sempre migliori, a legarci agli altri senza aver paura di sbagliare e di deluderli o magari di subire un torto e restare, a nostra volta, delusi. Sta a noi decidere a cosa legarci: potremmo legarci ad un tempo, ad un luogo, a qualcosa che possediamo, ad un ruolo o una posizione, ma, per quanto cercheremo di sforzarci, il legame, prima o poi, si spezzerà. Il tempo fuggirà via; i luoghi cambieranno; le cose si romperanno o non funzioneranno più bene, magari usciranno di moda; i ruoli e le posizioni perderanno la loro importanza… E resteremo solo noi, la musica che ci piace, le persone che amiamo e che abbiamo amato, tutti quei fili e quei percorsi invisibili che abbiamo tracciato nel corso della nostra vita.
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