Il nuovo album degli Shame nasce nel nome della necessità a ritrovare la propria serenità e pace interiore. E dopo un anno come quello appena trascorso, probabilmente, è davvero ciò di cui abbiamo più bisogno, sia a livello personale che sociale, sia a livello fisico che mentale. Il rosa a cui si fa riferimento è un auspicio per il futuro, ma anche qualcosa che ha caratterizzato gli ultimi mesi, visto che Charlie Steen ha dichiarato più volte che il suo lockdown è stato, appunto, accompagnato da questo colore che ricopriva parte delle pareti della stanza.
L’isolamento ha fatto sì che i suoni del nuovo disco fossero meno taglienti e caustici, più desiderosi di entrare in sintonia con la intimità degli ascoltatori, di riempire quei silenzi che hanno divorato intere città, oltre che la vita di milioni di persone, le quali si sono ritrovate, improvvisamente, più sole, più abbandonate a sé stesse, più povere, più deboli, più impaurite. Dopo un disco elettrico e veloce ed un tour estenuante, è un bene che l’erede di “Songs Of Praise” abbia preso una strada completamente diversa, nelle quale, tra gli scarni appigli di matrice post-punk, la band ha dipinto trame musicali più calde ed intimistiche, più lente e riflessive, concepite per aiutarci a superare i tempi che stiamo vivendo. Canzoni che sviscerano la nostra difficoltà a percepire le cose per come realmente sono; che affrontano l’apatia che ti succhia ogni energia; che ci spronano a ritrovare la bellezza nelle cose che abbiamo a portata di mano, consapevoli che il tempo non fa sconti a nessuno, nemmeno alle montagne che ci guardano minacciose dall’alto, anch’esse, prima o poi, saranno solamente un mucchio di polvere.
La band diluisce le proprie esperienze, i luoghi sconosciuti e frenetici attraversati durante il tour pre-pandemico, la serenità della Scozia, i profumi dello studio parigino nel quale, in parte, è stato registrato il nuovo disco, ma nulla è casuale; ogni più piccolo elemento deve asservire allo scopo finale che è quello di creare un album che possa essere una terapia contro la claustrofobia. Dobbiamo avere fiducia nel domani e non porci alcun limite, dobbiamo raggiungere l’irraggiungibile, cantano gli Shame. E noi con loro.
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