I negativi di vecchie foto sono tesori inestimabili, memorie di un tempo che non può più tornare. “Glowing In The Dark” soffia via la polvere che si era accumulata su quei ricordi che, ancora oggi, condizionano i nostri comportamenti ed il nostro modo di essere; nonostante la vita scorra a gran velocità e la sua rapidità ci faccia credere di dimenticare quei momenti, essi, invece, restano dentro di noi, in stanze chiuse e silenziose. E proprio da una di queste stanze polverose viene fuori il nuovo album dei Django Django, da un’immagine quasi ultraterrena, la cui stranezza è il miglior elisir contro l’ansia che attanaglia il nostro attuale presente.
Il disco è pervaso da un brillante pop psichedelico, sghembo ed irregolare, come se si trattasse di un sogno ad occhi aperti, come se si trattasse di una Terra a gravità minima, nella quale ogni nostro salto può trasformarsi in un volo che ci permetta di superare tutte le asperità e le difficoltà del cammino, oltre che di avere una visuale più consapevole del mondo che abbiamo attorno. Un mondo che la band britannica dipinge con pennellate leggere, giocose ed armoniche, che non disdegnano la dolcezza artificiale dei sintetizzatori, i colori onirici ed evasivi degli anni Sessanta, le divagazioni più acustiche ed appaganti, le melodie vocali di Charlotte Gainsbourg o le interferenze di matrice più funkeggiante.
“Right The Wrongs”, “The Ark”, “The World Will Turn”, “Waking Up”, “Kick The Devil Out” rappresentano bene queste diverse ambientazioni sonore, mentre le ritmiche spumeggianti del passato si intrecciano ad una visione ottimistica e ballabile del futuro, nella quale ci auguriamo possano germogliare, al più presto, quelli che saranno i ricordi ed i negativi mentali di domani, un domani che ci libererà dalle playlist virtuali nelle quali siamo stati brutalmente rinchiusi e ci consenta, nuovamente, di interagire, di toccarci, di incontrarci nei locali e nei club, nei quali questa musica potrà tornare a brillare, merivigliosamente, al buio (“Glowing In The Dark”), in quel groviglio di corpi, di percezioni, di sudore ed energia vitale che sono le suadenti vibrazioni electro-pop di “Hold Fast”.
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