Le sonorità di Joel Gabrielsson, sfocate ed evocative, nelle quali la componente umana ed acustica, con la chitarra ed il piano in evidenza, coesiste e si intreccia, con vibrante leggerezza, con quella artificiale ed onirica dei sintetizzatori, sono una finestra spalancata sugli stretti sentieri, sugli angoli più bui e celati, sulle silenziose soffitte, sui rumorosi cortili di una cittadella; un luogo mentale perennemente in bilico tra le fameliche ombre della sera e le fievoli luci del nuovo mattino, tra ciò che fugge via per sempre e ciò che, invece, rimane, per sempre, accanto a noi.
L’EP è un accorato e melodico inno al cambiamento, quello più positivo e costruttivo, quello che dovrebbe renderci migliori, permettendoci di liberarci da ciò che non fa altro che appesantirci, consumarci e distrarci, lasciandoci con l’essenziale, con la vera radice della nostra empatia. Questi quattro brani sono pervasi dalla morbidezza delle trame sonore di matrice indie-pop, dalla scorrevolezza delle parole, da un flusso di coscienza che esprime tutta la tensione esistente tra l’ordine ed il caos, forze in eterna lotta tra loro, su di un campo di battaglia che sono le nostre stesse giornate, i nostri momenti di intimità, i nostri legami sociali ed affettivi, i nostri obiettivi, i nostri impegni, gli incubi che, spesso, ci danno la caccia e ci rendono più aridi, più diffidenti, più soli, più cattivi, infatuati solo degli aspetti utilitaristi e materialisti dell’esistenza, quelli che, alla fine, ci svuotano, portandoci via la nostra parte più ingenua ed infantile, la nostra innocenza, la nostra spiritualità e soprattutto il potere di sognare, di creare, di immaginare, di conoscere ciò che si nasconde oltre le formalità e le banali apparenze.
Ma nonostante tutto, “Citadel” è un messaggio sonoro carico di speranza, che ci sprona ad accettare le nostre mancanze, ovvero a compiere quel primo passo per raggiungere la pienezza della salvezza e convincersi del fatto che qualsiasi dolore, qualsiasi ferita, qualsiasi perdita affronteremo, non farà altro che renderci più pieni e più completi, più pronti ad ascoltare gli altri e difendere le creature più fragili e più deboli che si aggirano, senza sosta, per le tortuose strade di quella cittadella che è, in fondo, il mondo intero.
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