giovedì, Novembre 7, 2024
Il Parco Paranoico

The Fire Above, Amammoth

Mik Brigante Sanseverino Febbraio 26, 2021 Dischi Nessun commento su The Fire Above, Amammoth

Gli esseri umani hanno sempre venerato il Sole, in qualsiasi epoca, producendo un enorme numero di miti, di leggende, di credenze popolari. Gli Amammoth, band australiana proveniente da Sidney, tentano di esorcizzare le fosche nubi che avvolgono il mondo moderno; un mondo nel quale gli uomini si sono convinti che la tecnologia ed il progresso scientifico possano fornire la soluzione a qualsiasi problema, ma oggi – dopo più di un anno di pandemia – sappiamo benissimo che tutto ciò che avevamo realizzato e di cui ci eravamo circondanti era, in realtà, qualcosa di estremamente fragile, precario e passeggero.

Le sonorità sludge metal di “The Fire Above” sono robuste e sferzanti, cariche di vibrante tensione, di toni e ritmiche minacciose ed oscure, che alternano momenti e passaggi più esplosivi e dirompenti, ad altri, che, invece, sono più introspettivi, onirici e riflessivi. Il Sole è un simbolo positivo di verità e di giustizia, ma è oscurato dai modelli economici, finanziari, politici e sociali imposti da quella minoranza di piccoli despoti autoritari che vuol controllare le ricchezze dell’intero pianeta. Tutto questo ardore, tutto questo veleno si riversano nelle trame metalliche di matrice doom, assumendo le sembianze di un magma sonoro torbido e maligno, di feedback e distorsioni che ti lacerano l’anima: è la paura, è il senso di solitudine ed abbandono, è lo smarrimento di ogni nostro riferimento esistenziale. Quello della scomparsa del Sole è, infatti, un tema antico a diverse culture, un tema che carica l’album di misticismo, esplorando le lande brutali e selvagge dell’epic metal, e portando la band a guardare nell’abisso buio della reclusione, dell’esilio e della morte, mentre il nostro cuore rabbrividisce e si congela a causa dell’improvviso inverno provocato dal rapimento della solare Persefone da parte dell’infernale Ade. 

La grandezza di quest’album risiede nella sua capacità di muoversi su due strade apparentemente distanti tra loro: da un lato quella più interiore, primordiale e misteriosa, densa di riferimenti e simboli astrali, territorio fertile per la nostra fantasia e per la nostra creatività, nonché per quelle divagazioni strumentali intrise di space e psychedelic rock che aspirano ad esplorare il cosmo ed avvicinarsi alle forze invisibili che lo abitano; dall’altro lato la strada più esteriore, artificiale e tecnologica, cruda descrizione della nostra realtà quotidiana, delle sue ferite aperte, di quel dolore feroce a cui le ambientazioni doom e stoner metal danno un’efficace rappresentazione sonora, tentando, allo stesso tempo, di trasformarsi nel processo catartico attraverso il quale poter risorgere, finalmente, dalle tenebre delle proprie insicurezze, delle proprie debolezze e delle proprie irrazionali paure.

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.