In periodi complessi, come quello attuale, nei quali ogni più piccola scelta è messa in discussione, ripercorrere, con la mente, il proprio passato, rivivendo esperienze di viaggio e magari ripensando a persone che, purtroppo, non ci sono più, amplifica le nostre emozioni a dismisura, permettendoci di non dimenticare mai chi siamo, di conservare la nostra umanità e soprattutto ci rende consapevoli di quanto le cose più semplici siano, in fondo, quelle che ci trasmettono le gioie più grandi.
“Veronica”, l’ultimo brano di quel disco, denso di passioni che ti mordono alla gola, che è “Lioness”, è una finestra spalancata sul cortile intimo dei nostri ricordi, su quelle immagini, quelle persone, quegli eventi che riescono a toccare le corde più profonde della nostra anima.
Certo, il brano è pervaso da un’atmosfera malinconica, non deve e non può rispondere a tutte le domande che ci affliggono in questo preciso momento storico; ma, allo stesso tempo, oltre il velo di apparente tristezza, ci permette, nuovamente, di scoprire e provare profumi e sapori; di scoprire ed ascoltare, nuovamente, voci e suoni; addirittura di scoprire e sentire, nuovamente, la fisicità di quei luoghi e quei compagni di viaggio, che non se n’erano andati via, erano semplicemente dentro di noi, più in profondità, oltre quel muro di cattivo umore, di negatività, di pessimismo, di apatia e di sconforto che sembra non voler più abbandonare le nostre vite.
Stony Sugarskull, con le sue armonie vocali, con le trame riflessive di questa canzone, ci permette di evadere dalla quotidianità, di ritrovarci in un altro luogo e un altro tempo – a New York, Berlino o altrove, non importa – ovunque ci sia una storia da raccontare, un tesoro da custodire, una persona da riabbracciare.
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