Il sacro fuoco analogico degli Stonus è un passaggio tra dimensioni diverse; è un varco che congiunge ciò che è avanti e ciò che è dietro allo specchio: da un lato il mondo oscuro delle ombre e dall’altro quello abbagliante della luce. Da un lato tutto ciò che è sotto i nostri occhi, tutto ciò che possiamo osservare, modellare, toccare, assaporare; dall’altro, invece, ciò che è invisibile, ciò che riusciamo solamente a percepire nel flusso silenzioso ed immutabile delle stagioni o in quell’eterno e misterioso ciclo di morte e di rinascita che è alla base della vita e del creato.
Questi mondi contrastanti danno vita a riff magmatici e ritmiche imponenti e robuste, ma anche a passaggi onirici, magnetici ed introspettivi: “Séance”, infatti, resta in bilico tra le sonorità massicce e vibranti dello stoner rock e quelle più rarefatte, eteree ed armoniose del rock psichedelico; tra la frenesia e il caos delle metropoli occidentali e le atmosfere quiete ed ordinate del lontano oriente; tra le rivoluzioni ed i continui cambiamenti frutto dell’operosità e dell’ingegno umano e la forza brutale, incontaminata e selvaggia della natura; tra le scelte passionali e quelle razionali.
L’opposta polarità di questi elementi in eterno conflitto è l’energia capace di ricaricarci, di spingerci a lottare contro lo scorrere inesorabile del tempo ed andare perennemente al di là di quelli che sono i limiti e gli spazi conosciuti. Un’inquietudine che emerge nelle escursioni sperimentali della band cipriota, tra le corpose linee di basso, le minacciose fughe delle chitarre e la solida sezione ritmica, ma che, allo stesso tempo, è messa al servizio di un’idea, di un sogno, magari di una donna ammaliante e piacevolmente malvagia. Una creatura che sa come tenerci svegli, che ci esorta a non accontentarci e non arrenderci; una creatura infernale che ci perseguita, ma che, contemporaneamente, ci mantiene vivi.
Comments are closed.