“Le acque brulichino di esseri viventi”. Per svariati secoli questa è stata l’unica verità accettata e consentita; un semplice verso della Genesi che affidava alla volontà di un Dio invisibile e spesso irascibile la comparsa della vita sul nostro pianeta. La genesi dei Cernichov, duo italo-belga, è intrisa, invece, delle tonalità oscure che potremmo ritrovare nelle pagine di Howard Phillips Lovecraft, Kurt Vonnegut o Herbert George Wells; ambientazioni epiche che assumono consistenza sonora, mescolando elementi di matrice dark, sintetica, ambient e noise. Dal cono attivo di questo vulcano emergono, quindi, trame vorticose ed ipnotiche, nelle quali i rumori vengono scomposti, diluiti ed armonizzati in modo da dare vita a sei brani eterogenei nei quali i vari ingredienti si intrecciano, si attirano e si respingono in maniera diversa, come se si trattasse, appunto, delle molecole organiche responsabili della stessa vita.
“The Mold Legacy” apre il suo sguardo su una verità invisibile, su quell’universo microscopico che viene, spesso, ignorato e bistrattato, ma che, invece, potrebbe rappresentare il vero punto nevralgico di contatto tra lo spirito e la materia, tra l’anima ed il corpo; punto d’origine della nostra volontà, della nostra coscienza interiore e di tutte quelle emozioni istintive che, poi, riversandosi all’esterno, influenzano quelle che saranno le nostre scelte, le nostre azioni e il nostro comportamento, al di là degli svariati contesti sociali, economici, familiari, politici o lavorativi nei quali possiamo trovarci immersi.
Lo sguardo dei Cernichov oltrepassa i limiti delle nostre percezioni fisiche, non teme quegli spazi freddi, vuoti e silenziosi nei quali viaggiano i semi cosmici di Anassagora in modo da diffondersi da un pianeta all’altro, permettendo così alla vita di rinascere e di rigenerarsi in altri punti dell’universo e di essere, di conseguenza, più forte dell’estinzione stessa delle stelle a cui credevamo fosse indissolutamente legata. Ecco, dunque, la trama esistenziale che congiunge la musica del duo alla filosofia, che unisce le divagazioni spaziali di “Megaverse” con i remoti orizzonti temporali di “Once Upon A Time In Cybertron”, permettendo ad albe e tramonti spaziali, a fuochi e frattali psichedelici, ad atomi e particelle, a spore, funghi, muffe, meteoriti o comete di accordarsi e risuonare in sintonia con i nostri sentimenti, i nostri pensieri, la nostra fantasia e la nostra creatività.
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