domenica, Novembre 24, 2024
Il Parco Paranoico

U2 The Virtual Road: Live At The Red Rocks 1983

“Under A Blood Red Sky” o meglio il live che gli U2 tennero nell’incantevole scenario del Red Rocks Amphiteatre il 5 Giugno del 1983 immortala una band, ormai proiettata verso il successo e l’acclamazione planetaria, ma senza alcun elaborato allestimento scenico e ancora legata alle sonorità new wave e post-punk, intrise di romanticismo, malinconia e ricerca spirituale, che contraddistinguevano il glorioso trittico iniziale “Boy” / “October” / “War”.

Il cielo rosso sangue di “War” segna anche lo sbocciare di quella passione della band irlandese per le vicende, la storia, i colori ed i paesaggi americani; passione che poi esploderà, con intensità e vigore, nei successivi “The Unforgettable Fire” / “The Joshua Tree” / “Rattle And Hum”.

In un momento di sofferenza per la musica dal vivo, gli U2 pubblicano sul proprio canale YouTube ufficiale (U2 YouTube) la storica performance del 5 Giugno e, come se si trattasse di un vero e proprio live, lasciano ai conterranei Fontaines D.C. l’onore di aprire lo show, connettendo, idealmente, le sonorità elettriche e dolenti dei primi anni Ottanta con le inquiete e scarne trame post-punk attuali, riflesso dei tempi incerti che stiamo vivendo, prigionieri di un’idea virtuale di libertà che, invece, nasconde un nuovo e pericoloso autoritarismo mediatico che fa della mediocrità politica, del liberismo economico e di un rinnovato elitarismo classista pseudo-progressista i suoi pilastri.

La bandiera bianca che Bono sventolò all’epoca come simbolo di pace e incitamento a mettere fine alle ostilità in Irlanda del Nord, oggi rischia di essere solamente una dichiarazione di resa ad un modello sociale e politico che, ormai, rende le persone più deboli, più sole, più diffidenti, disposte a credere a qualsiasi cosa, pur di tenersi strette le proprie carte di credito revolving, le proprie esistenze a debito e la malsana idea di bellezza creata ad arte dai mortificanti spettacoli – dai talent ai talk show – che invadono la nostra precaria e grigia quotidianità.

“Out Of Control”, proveniente dal leggendario “Three”, da inizio al concerto, una riflessione su ciò che può succederci quando perdiamo la possibilità di scegliere in autonomia, quando comprendiamo di essere “senza controllo” e dover accettare, passivamente, il destino che ci viene offerto dall’alto. In quel “This is The Edge”, c’è tutta la voglia di far sentire la propria voce ed esprimere le proprie idee, senza alcuna interferenza esterna.

“Per quanto tempo dovremo cantare questa canzone?”, celebre verso di “Sunday Bloody Sunday”, ripreso anche in “40”, dall’album “War”, esprime tutta la rabbia e la frustrazione di sentirsi con le spalle al muro, costretti a convivere con il dolore, le perdite e soprattutto le morti provocate dal conflitto nordirlandese – i “troubles” – e, più in generale, da qualsiasi spirale d’odio e follia travolga le nostre esistenze. Ed infine “Gloria”, dall’album “October”, inno spirituale alla vita, una canzone carica di fede che suona come un ringraziamento per ogni nuovo giorno di cui possiamo ammirare l’alba.

Un’alba che, ci auguriamo, metta fine quanto prima alla cultura della morte che domina il nostro sciagurato presente, liberandoci – dal punto di vista politico – di tutti coloro che non sapendo pianificare, gestire e soprattutto controllare e intervenire dov’è necessario, pensano solamente a chiudere, vietare, colpevolizzare e punire in maniera inetta ed indiscriminata.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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