Il secondo brano estratto dal nuovo EP di Gold Mass, “Space”, guarda alle remote profondità e ai meandri inesplorati dello spazio e soprattutto a quelle forze misteriose che lo pervadono. Forze di cui sentiamo l’invisibile e penetrante tocco anche nella nostra caotica, contraddittoria e sempre più spesso effimera quotidianità; qui, sul nostro piccolo, trascurabilissimo pianeta verde-azzurro, orbitante a circa centoquarantanove milioni di chilometri da quell’insignificante nana gialla che chiamiamo Sole. Forze che percepiamo nelle armonie musicali, nelle leggi fisiche e matematiche, nella bellezza e nella potenza dei versi delle canzoni e delle poesie, laddove le arti e le scienze si mescolano e si intrecciano, superando le reciproche diffidenze e dando origine a qualcosa di vivo e pulsante in grado di vincere lo scorrere del tempo e le distanze spaziali.
Noi, però, in generale, continuiamo ad affannarci ed avvelenare questo nostro prezioso tempo, tentando di trovare la tana di inesistenti conigli bianchi, quando, invece, per meravigliarci, stupirci e fantasticare, basterebbe, semplicemente, alzare gli occhi verso il cielo stellato e contemplarlo in silenzio. Questo, infatti, è un silenzio che ci mette a disagio, perché ci mostra, senza mezze misure e senza sovrastrutture complesse ed artificiali, la nostra fragilità e tutte quelle che sono le nostre debolezze, in particolare l’incapacità di dare importanza a ciò che ha davvero valore. Preferiamo, invece, correre dietro a falsi miti, a luoghi comuni, a leggende metropolitane, a mode passeggere, a mistificazioni, fake news ed apparenze e soprattutto ad una cieca e folle brama di possesso e di controllo, sacrificando e spendendo inutilmente le nostre migliori energie, mettendoci gli uni contro gli altri e favorendo atteggiamenti e comportamenti egoistici, violenti, rabbiosi e meschini; comportamenti che provocano solamente dolore e sofferenza a noi stessi e agli altri, oltre che danneggiare il pianeta che ci nutre, ci ospita e ci offre protezione.
Le sonorità elettroniche diventano, intanto, sempre più fluide, rarefatte e diluite, quasi accennate, permettendo, di conseguenza, alla voce di emergere sull’oscurità circostante e portare, verso l’esterno, ciò che, solitamente, nascondiamo dentro di noi. “Space” ci sprona ad andare oltre quelle delusioni materiali e quelle ferite aperte che il precedente singolo, “Safe”, tentava di contestualizzare, guarire e cicatrizzare.
Certo, sono queste nostre passioni a differenziarci gli uni dagli altri, a farci sentire speciali, a permetterci di sentirci “vivi”, esaltando la nostra creatività e quelle che sono le nostre individualità, ma, allo stesso tempo, non possiamo esserne completamente schiavi; abbiamo il dovere di porci delle domande, di andare al di là delle limitanti percezioni fisiche, tentando di sintonizzare quel potente ricevitore interiore, che è la nostra anima, sui suoni, sui respiri, sulle sinfonie e le suadenti melodie dell’Universo; dobbiamo sintonizzarci con quelle forze sconosciute, a volte minacciose ed oscure, che tengono assieme l’infinitamente grande delle galassie e l’infinitamente piccolo delle nostre coscienze. Solo così riusciremo a sentirci davvero completi ed avremo la volontà e la determinazione necessarie per tendere la mano agli altri, per riconoscere ciò che ha importanza, per aggiustare ciò che si è rotto e costruire così un domani migliore.
Comments are closed.