Questa band norvegese ama le atmosfere acide e cariche di tensione dell’hard-rock più viscerale, ruvido, epico e psichedelico. Atmosfere che, oggi, potrebbero apparire un po’ vintage, ma che, invece, i Draken attualizzano e rendono vivide, emozionanti ed incalzanti, mettendoci dentro tutta la loro passione, il suono dei loro spiriti inquieti e soprattutto sonorità che spaziano dal funk al metal, con improvvise incursioni prog-rock e jazzistiche, che non si limitano ad essere una semplice riproposizione accademica di trame e riff del passato, ma che devastano il nostro mondo interiore, come avviene in “Way Down Low”, le cui ritmiche di basso scavano tra i nostri segreti inconfessati e le nostra paure ataviche, disperdendole poi in quell’oceano torbido ed oscuro che appare, magicamente, dinanzi ai nostri occhi, quando la band ci conduce, alla termine del nostro viaggio sonoro, tra le armonie e le ossessioni di “Mountain In An Endless Ocean”.
I Draken, infatti, non temono l’azzardo o l’ignoto, mescolano ed intrecciano ambientazioni diverse ed eterogenee tra loro, modificando continuamente il paesaggio che abbiamo attorno, passando dal metallo liquido e incandescente di “Grand General” alle ombre minacciose e ai fantasmi erranti che si agitano, senza trovar pace, tra le crepuscolari e desolanti lande dark, intrise di vibrazioni gotiche, che pervadono “The Master”.
I contorni di questo loro mondo sono perennemente e volutamente sfocati, in modo da poter passare facilmente da una dimensione all’altra e lasciare ampio spazio creativo alla loro immaginazione e alle loro sperimentazioni sonore, riuscendo, di volta in volta, ad esprimere, musicalmente, quelle che sono le emozioni e le percezioni che si agitano nel brano: l’urgenza del tempo che scorre via inesorabilmente; la forza bruta del destino e degli eventi che stravolgono le nostre fragili e temporanee esistenze; i mostri che si impossessano della nostra mente, invadendone e distorcendone i pensieri ed influenzando così le nostre scelte; la cruda realtà in cui siamo immersi, le innumerevoli vittime che, quotidianamente, soccombono nel silenzio e nell’indifferenza di quella parte dell’umanità che si auto-definisce civile. E’ come se davanti a noi ci fossero dei neri e pesanti cancelli che ci tengono bloccati e segregati in una terra arida e maligna, una sorta di Mordor iper-tecnologica, virtuale e post-industriale: il compito dei Draken, con la loro musica vibrante e massiccia, è quello di farli esplodere e renderci liberi, finalmente liberi.
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