domenica, Dicembre 22, 2024
Il Parco Paranoico

Mountain Of Sugar, Heavy Feather

Mik Brigante Sanseverino Aprile 10, 2021 Dischi Nessun commento su Mountain Of Sugar, Heavy Feather

Una macchina del tempo che utilizza blues ed hard rock come fonti primarie di alimentazione, sapientemente miscelate e mantenute in tensione da Lisa Lystram, con le sue divagazioni vocali controllate, vibranti e potenti, oltre che dai riff malinconici e magmatici di Matte Gustavsson. Il tutto alla luce di un passato che, come spesso avviene in questi casi, soprattutto quando il nostro presente è così torbido, ottuso e tremebondo, assume i contorni di un’era magica, radiosa e promettente, una vera e propria montagna di zucchero, oltre la quale c’è il luogo fantastico in cui tutto è come dovrebbe essere: il tuo tempo lo controlli solamente tu, il futuro è radioso ed il mondo è governato da politici e governi che mettono, al primo posto, il bene della collettività.

Chissà se ai tempi dei Blue Pills, la Terra appariva davvero un luogo così facile ed ameno; sinceramente ne dubito. In fondo noi siamo sempre portati a caricare il passato delle nostre aspettative future, rendendolo migliore di quello che esso, effettivamente, è stato, ma è innegabile che le sonorità pure e selvagge degli anni Settanta – il groove blueseggiante di quelle trame passionali ed analogiche – rappresentano qualcosa di assolutamente affascinante; qualcosa che, ancora oggi, riesce a trasmettere fiducia, sicurezza ed energia positiva negli ascoltatori, soprattutto se c’è la volontà – cosa che, attualmente, manca – di mettersi in gioco, di non temere i giudizi altrui e di mostrarsi agli altri, piuttosto che nascondere la propria personalità e seguire, pedissequamente, percorsi emotivi, politici, sociali che sono già stati tracciati e che, sempre più spesso, accettiamo per quieto vivere, nascondendoci all’ombra di utili e comodi compromessi.

Questo carisma non puoi crearlo a tuo piacimento, o lo possiedi oppure no. Gli Heavy Feather ne sono consapevoli, probabilmente disegnano panorami sonori che abbiamo già assaporato, ma lo fanno con grande emotività, coinvolgimento e convinzione, riuscendo a trovare spunti, sentieri, narrazioni, persino bettole in cui bere una bottiglia di whiskey, che non avevamo ancora esplorato. Il deserto, tutto sommato, è immenso ed altrettanto sconfinate sono le praterie, le foreste e le montagne, di conseguenza di storie da narrare ce ne sono ancora parecchie, ben oltre gli undici brani di questo disco. Basta lasciarsi trasportare dalle melodie nostalgiche e sfuggenti di “Let It Shine”, dalle atmosfere impregnate di indomito spirito southern di “Sometimes I Feel”, dalle vibrazioni zeppelliniane di “Too Many Times”, dalle ombre serali che prendono corpo in “Asking In Need”, da quell’ultimo infuocato tramonto.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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