“Faith”, perfettamente incastonato tra le divagazioni post-punk di “Seventeen Seconds” e il drammatico romanticismo di “Pornography”, è un viaggio tra il buio annichilente della notte e le prime luci dell’alba, in quella dimensione depressa e scintillante, vibrante e deprimente, che porterà i Cure a toccare con mano quel tumulto insopportabile che si agita nelle nostre coscienze desiderose di trovare risposte e di dare un significato al vuoto, alla stanchezza, al dolore che, spesso, percepiamo dentro ed attorno a noi. Percezioni morbose e distruttive, ma assolutamente necessarie, se vogliamo davvero comprendere il fascino ed il mistero celati in quell’alba improvvisa, nel suo profondo silenzio, nelle sue trame perennemente sospese tra sogno e realtà.
“Faith” è la voce di questo silenzio, è la voce della notte che scivola nell’illusione di un nuovo giorno. Il synth dolente di “The Funeral Party”, le oscure derive pop di “Primary”, i richiami esotici e misteriosi di “Other Voices”, la brutale sensualità di “Doubt”, la cruda ed avvilente quotidianità di “All Cats Are Gray”, i suoi bassi tenebrosi, le sue ritmiche disumanizzanti, dipingono un paesaggio crepuscolare ed illusorio, nel quale tutto ciò che è corporeo e materiale evapora, si frantuma e si disintegra, lasciando a queste creature eteree, sfuggenti e distaccate il controllo del mondo, di un mondo, del quale, in fondo, a loro non importa nulla.
Ed a noi cosa importa, invece? Intanto i suoni si fanno minimali, geometrici ed essenziali, mentre la nostalgia ed una sorta di irrazionale frenesia, ai limiti della paranoia, prendono il possesso sia dei nostri sentimenti, che dei nostri sensi, rendendoli sempre più intorpiditi ed indolenti, sempre meno interessati a recepire stimoli dall’esterno e desiderosi di accordarsi con le trame introspettive, oniriche e sofferte dell’ultimo brano, quella title-track che suona come una confessione liberatoria dei propri limiti e del proprio vuoto interiore. Un brano, però, che è anche il tentativo disperato di prendere coscienza di sé, divenendo, in pratica, anche un atto di fede verso sé stessi, perché solamente dopo che avremo compreso cos’è il vuoto, solamente quando saremo in grado di riconoscere il suo effetto nelle nostre vite, solamente quando apriremo finalmente gli occhi, potremo avere il coraggio e la consapevolezza necessari per spingerci oltre, verso i romantici e appassionati bagliori dell’alba, superando il grigiore immobile scolpito nell’album e ben rappresentato da quell’immagine sfocata d’una chiesa ritratta in copertina.
Pubblicazione: 14 aprile 1981
Durata: 36:54
Dischi: 1
Tracce: 8
Genere: Gothic Rock, Post-Punk, New Wave
Etichetta: Fiction Records, Polydor Records
Produttore: The Cure, Mike Edges
Registrazione: settembre 1980 – marzo 1981
Tracklist:
1. The Holy Hour
2. Primary
3. Other Voices
4. All Cats Are Grey
5. The Funeral Party
6. Doubt
7. The Drowning Man
8. Faith
Comments are closed.