Quattro colonne sonore – prodotte da Apparat nel corso del 2020 – pubblicate in versione LP in un unico accattivante ed interessante boxset.
Trame ambient, suoni decisamente oscuri, spesso ipnotici, che chi ama le visioni ed i panorami lunari, dark e palpitanti del produttore tedesco non dovrebbe assolutamente farsi scappare. Ai meno attenti l’operazione potrebbe apparire eccessivamente ridondante e ripetitiva, ma, ad un ascolto più attento, prendono forma dinanzi a noi delle vere e proprie avvincenti narrazioni sonore: in “Equal Sessions” i sintetizzatori prendono immediatamente il sopravvento, rimodellano quella triste e monotona realtà nella quale siamo immersi, plasmano tutta la malinconia, la sofferenza, l’ansia, la rabbia, il caos delle sovrastrutture che abbiamo edificato nell’illusione che potessero proteggerci, per costruire una dimensione completamente nuova ed aliena. Una dimensione nella quale le ritmiche artificiali vengono via, via accompagnate da linee di chitarra e di basso, dal piano, dall’organo, dal violino, elementi intrisi di umanità, che hanno il compito di ricordarci che siamo ancora vivi, che nulla è perduto, che possiamo uscire fuori dall’incubo di “Dark Anthem” ed ascoltare il rumore del nostro stesso cuore, di quella vita che, nonostante il Male estremo nascosto nell’ombra, continua a scorrere romanticamente attorno a noi.
Se “Equal Sessions” è introspettiva, “Capri-Revolution” è un viaggio cinematico e suggestivo nel mondo esteriore, consci, però, che la follia umana è in agguato. Un viaggio consapevole degli aspetti più distruttivi e deleteri, ma anche del fatto che, spesso, proprio nei momenti più negativi ed assurdi, come ad esempio quello della guerra, gli esseri umani sanno opporsi a questa cultura della morte e possono ribadire, coraggiosamente, la propria umanità e la bellezza nascosta tanto nel mondo che stiamo, stupidamente, distruggendo, quanto dentro ciascuno di noi. La natura, di conseguenza, prende decisamente il sopravvento, le dinamiche artificiali dei synth si accordano ai ritmi lenti ed immutabili delle stagioni, alle albe ed ai tramonti, ai versi degli animali, rendendo le atmosfere sonore più leggere ed ariose, mentre il tocco freddo e mortale del primo conflitto mondiale resta, minaccioso, sullo sfondo. Riusciremo a tenerlo lontano? Riusciremo a preservare questa abbagliante e splendete bellezza? Domanda che continua ad echeggiare, anche oggi, nelle nostre coscienze: riusciremo a salvare questa nostra casa da un nemico ostile, spregevole, meschino, capace di nascondersi dentro di noi, sfruttando le nostre peggiori manie, le nostre irrazionali paure e le nostre più contorte ossessioni?
Queste domande si collegano ad un’altra colonna sonora del progetto: “Dämonen”, ossia la voce dei demoni che bramano assumere il controllo delle nostre scelte e delle nostre azioni, mentre i nostri sogni e le nostre passioni perdono la loro primordiale e lucente purezza e si trasformano in un miscuglio di bassi sempre più cupi, di archi inquietanti ed un’elettronica funesta e venefica scava un solco sempre più profondo e dolente nelle nostre anime, permettendo al magma violento e aggressivo del nostro IO più brutale, più intollerante, più bestiale e più selvaggio di emergere dalle profondità oscure dell’inferno e travolgere tutto ciò che incontra sul suo cammino, compresi i nostri affetti più cari e la nostra naturale empatia verso il prossimo, verso il mondo che ci nutre ed ospita, verso le creature più deboli, fragili ed indifese.
Quando il Male varca la soglia della vita, invadendo il nostro mondo, tutto sembra perdere importanza: il lavoro, la famiglia, gli amici, la casa, le nostre vecchie certezze; è tutto improvvisamente opinabile, tutto passeggero, non si sono più ideali da difendere, ma ogni verità si rivela una menzogna e tutto appare, di conseguenza, finto ed estremamente precario. Il Male giunge nelle nostre vite sempre come qualcosa di estremamente facile, scontato e soprattutto gratuito, mentre, invece, il Bene ha sempre un enorme prezzo da pagare, richiede i nostri sacrifici, le nostre rinunce, il nostro impegno, la nostra dedizione, la nostra fatica. Una serie di motivazioni che rappresentano quella salvezza che le sonorità drammatiche, combattive, vibranti, ma decisamente più positive e solari di “Stay Still” dipingono nella nostra coscienza, mostrandoci come, anche una creatura apparentemente fragile come Agnes, contiene e racchiude in sé la forza d’animo necessaria ad attraversare l’oceano di malvagità ed apatia che ci circonda e permetterci di sconfiggere tutti i mostri nascosti in quell’inferno terreno, miserabile ed atroce, che è un reparto psichiatrico. “Stay Still” ci mostra come, anche nel buio più profondo, è possibile creare, con la propria dedizione, una minuscola frattura da cui nuova e pulsante luce, diversa ed inaspettata, può emergere, diffondersi e scacciare le tenebre.
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