Il fiume rappresenta l’essenza della nostra stessa esistenza: un minuscolo torrente montano, dalle acque limpide, pure e cristalline, che scivola tra le rocce, rapido, scalpitante e desideroso di assorbire sempre nuove ed affascinanti conoscenze, per poi soffermarsi a riprender fiato in minuscoli laghetti, giungere così alle porte di grandi città, penetrarvi senza alcun timore all’interno, ascoltarne le voci più inquietanti ed i sussurri più intimi, le parole di gioia e di dolore, attraversare ponti e frenetiche giornate di vita quotidiana, trasformarsi in una creatura più matura e consapevole, riprendere, infine, il proprio cammino di scoperta verso valle e giungere a quella che è la sua agognata meta finale: il mare.
L’abbraccio cosmico delle onde è il punto di arrivo, ma anche quello di partenza; la fine, ma anche il nuovo inizio, il viaggio verso nuovi mondi e nuove dimensioni, perché, come scriveva Charles Dickens, non esiste nessuna notte talmente buia da non consentire alle acque del fiume di illuminarla, ogni qualvolta i remi, immergendosi nel suo corpo fluido, spezzano il placido equilibrio delle stelle che vi si riflettono silenziose e sornione.
E quel fiume adesso scorre dentro di noi, sulla nostra pelle, portando in dote tutto quello che ha toccato lungo il suo percorso, l’eco di tutte le storie di cui è stato silenzioso o impetuoso testimone; tutti i colori che ha incontrato, tutti gli occhi che ha incrociato; tutte le esperienze di distruzione e rinascita che ha vissuto; tutti gli argini che ha abbattuto affinché nuovi e rigogliosi giardini potessero germogliare. Esperienze che rivivono nelle sonorità melodiche e rarefatte dei Flame Parade, le quali scivolano, malinconiche e folkeggianti, dentro di noi, allargando gli orizzonti della nostra anima, che, sempre più spesso, soprattutto in quest’epoca storica di paura, abbandono e malattia, si inaridisce, si isola, si aliena e rischia, di conseguenza, di morire di sete, perché viene obbligata a scegliere l’acqua immota e stagnante delle prigioni dorate in cui è stata rinchiusa, piuttosto che quella viva e pulsante, intrisa di suadenti trame indie-rock ed atmosfere eteree di matrice dream-pop, del fiume della vita. “Cosmic Gathering” ci sprona a seguire lo spirito cosmico che aleggia sulle acque di questo fiume, lasciarci invadere dalle tonalità eterogenee di “Kangaroo” e seguire il flusso della corrente, liberi dai demoni del controllo, da questo inutile paternalismo e soprattutto dalla cultura della morte e della diffidenza che vuol impadronirsi delle nostre vite.
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