“Ascension” è il viaggio in un mondo lunare, nel quale il tempo si è arreso e un eterno crepuscolo accompagna i nostri passi attraverso gli otto brani che compongono l’album. Canzoni dotate di un sorprendente potere cinematografico e visionario, capaci di evocare, dinanzi ai nostri occhi inquieti, tanto splendidi e misteriosi giardini pensili, quanto ombre gelide e bramose di riempire il loro smisurato ed affamato vuoto con quelle che sono le nostre emozioni, i nostri sogni, le nostre passioni. Intanto la band americana mescola le sonorità post-punk crude e ossessive di “Against The Wall” e della title-track con le trame più acide ed introspettive di “Last Will”, “Drug” e dell’onirica e riflessiva “Shattered World”.
Quelle che erano le nostre esperienze, le nostre vecchie e obsolete prospettive vengono scomposte, risucchiate dai bassi profondi e pulsanti ed offerte al fuoco nero della rinascita, a quel “daimon” misterioso e oscuro che dimora nelle nostre coscienze e che rappresenta il ponte tra la carne e l’anima, tra il reale e l’immaginario, tra il cuore e la ragione, tra tutto ciò che definiamo umano e ciò che, invece, consideriamo di natura divina. I Nox Novacula danno voce a questo spirito interiore – a quella che altri chiamano la voce della nostra coscienza – e ci permettono di avere un altro punto di vista sul mondo. Un punto di vista che è intriso di romanticismo, di atmosfere goth-rock, di angeli caduti, di quadri e scene che non sono state ancora dipinte, ma che potrebbero diventare vive in un film di Tim Burton o di Robert Rodriguez.
Ma non è sempre semplice e gratuito conquistare queste nuove angolazioni; non è semplice orientarsi tra ciò che è bene e ciò che è male; non è semplice separare le azioni e le scelte giuste da quelle meschine e scellerate. La Terra, infatti, è colma di dispensatori di odio, di violenza, di menzogne e di facili ricchezze, creature che bramano nutrirsi della nostra stessa sofferenza e del nostro dolore, di vicende di morte, disperazione ed abbandono, di vite drammaticamente spezzate, di tutti quei tristi e lugubri riverberi che vengono immortalati nella accattivante e delittuosa “Last Will And Testament”, punto focale del disco, nel quale il tempo implode, gli ardori post-punk si perdono in un labirinto death-rock e il ricordo dei suoi capelli rossi accompagnerà le nostre notti insonni.
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