L’IO cosmico evocato da “Ethereal Self”, nuovo album dei Source, è una sorta di mitico e trascendentale “demiurgo”, costituito unicamente da essenza spirituale, il cui compito è liberarci da tutti quegli elementi falsi, eccessivamente materialistici ed utilitaristici che avvelenano e corrompono le nostre esistenze, spingendoci verso atteggiamenti, scelte, azioni e comportamenti superficiali ed ossessivi. E così, senza quasi rendercene davvero conto, cambiamo e lo facciamo in peggio, finendo per essere risucchiati da una spirale mortale di rabbia, odio e violenza.
Il falso profeta, dunque, è perennemente in agguato, pronto ad offrirci beni, tesori, scorciatoie e ricchezze, delle quali, in realtà, noi non ne abbiamo alcun bisogno, perché è solamente triste materia; materia che non può rendere migliori le nostre vite, ma anzi non fa altro che allontanarci, sempre più, da quell’obiettivo finale che è il ritorno alla purezza eterea delle origini, ai suoi suoni armonici, alla capacità di riconoscere ed entrare in sintonia con quelle forze potenti, oscure e misteriose che pervadono l’intero Universo. Forze che sono oltre i limitanti concetti dello spazio e del tempo e che rappresentano quella coscienza divina che risuona in ogni singolo atomo, in ogni molecola, in ogni stella, in ogni galassia, in qualsiasi creatura vivente, compresi, ovviamente, noi esseri umani.
La band americana, attraverso le sue sonorità robuste, maestose, a tratti epiche e vibranti, intrise di metallo liquido ed incandescente, di psichedelia e space-rock, rivolge il proprio sguardo indagatore al cielo: all’infinitamente grande che ci sovrasta, ma anche a quell’infinitamente piccolo celato dentro ciascuno di noi, senza timore di porsi domande alle quali non sappiamo dare una risposta. Ma il bisogno di sperimentare, di trovare, di commuoversi e di ricercare, di sentirsi parte della magia dell’ambiente circostante – una zona montuosa del Colorado a 8500 piedi d’altezza sul livello del mare – riesce a varcare quelli che sono i ristretti limiti dell’IO corporeo e materiale e giungere qui, ora, mentre ascoltiamo gli undici brani del disco, fino a noi. Al di là, dunque, di quelle banali barriere artificiali, prodotte dalle nostre paure più irrazionali, le quali vengono infrante dall’alternanza di momenti più intensi ed aggressivi ed altri più riflessivi, melodici ed introspettivi, con i quali i Source esplicitano quello che è il tocco della propria anima.
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