“The Burden Of Restlessness” si colloca in un territorio di confine, tra i groove stoner- metal e le atmosfere crepuscolari e lunari di un alt-rock crudo ed ossessivo; si muove, come una creatura notturna e sfuggente – allo stesso tempo preda e cacciatrice – in un mondo caotico, pericoloso e disincantato, che rappresenta, in fondo, la sintesi emotiva delle nostre paure, dei nostri compromessi, delle poche verità su cui possiamo contare e soprattutto delle ansie che, continuamente, ci spingono verso il baratro estremo della follia.
“Locusts” è la risposta sonora al nostro senso di fragilità ed inadeguatezza ed esprime, inoltre, tutta la frenesia, l’urgenza, il delirio che contraddistinguono il presente, il quale si dispiega, dinanzi ai nostri occhi, accompagnato dalle stravaganti sonorità di “Silverfish”. Vorremmo sottrarci alla spirale di distruzione che infesta le nostre esistenze; vorremmo trasformare la collera in pulsione positiva; vorremmo ritrovare la purezza delle origini; una purezza che, in questo momento, sappiamo essere ancora troppo distante. Essa ci appare tra la veglia ed il sonno, assumendo le sembianze oniriche di un bagliore luminoso, appagante e suadente, mentre “Loam”, l’ultimo brano del disco, interrompe ed inverte il flusso negativo dei nostri pensieri, spronandoci a seguire il suo attraente canto primordiale, i riverberi e le aperture delle corde della natura, le divagazioni elettriche delle chitarre, riportandoci all’inizio del cammino, su quel confine tra i mondi che adesso ci appare più chiaro.
“Burning” richiude il cerchio: la stella nera che inghiottiva ogni nostra emozione ora è alle nostre spalle e potremmo davvero incamminarci verso un’alba diversa, più lucente, più fiduciosa e più costruttiva. Ma sta solamente a noi renderla tale; sta a noi superare le frustrazioni interiori; sta a noi offrire politiche più giuste, più inclusive e più solidali; sta a noi liberarci dalla depressione e dalla solitudine, dalle tensioni maligne e violente di “Hebetation”, quelle tensioni che ci dipingono un mondo che, per quanto noi possiamo sforzarci ed impegnarci, è destinato a rimanere per sempre un luogo di brutalità, odio, razzismo e morte. Un luogo nel quale ciò che conta è solo l’IO, mentre le solite lobby, affamate di potere e controllo, si divertono a incantarci con quelle che sono finte promesse; vuote parole che, in realtà, non sono altro che la porta per nuovi orrori, nuove vittime, nuove terribili pestilenze.
Comments are closed.