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Il Parco Paranoico

Bobby Is Dead, God Of The Basement

Mik Brigante Sanseverino Giugno 28, 2021 Dischi Nessun commento su Bobby Is Dead, God Of The Basement

“Bobby Is Dead” è il punto d’incontro tra storie, esperienze, bisogni e necessità diverse, le quali assumono ciascuna una propria caratteristica consistenza musicale, dando origine ad un miscuglio eterogeneo di sonorità differenti; sonorità in parte legate a dinamiche ed atmosfere alternative-rock tipiche degli anni Ottanta e Novanta – più esplosive e passionali – connesse con il nostro recente passato ed in parte rivolte – attraverso l’utilizzo di elementi elettronici ed artificiali, di campionamenti e divagazioni di matrice noise-pop ed hip-hop – a quello che potrebbe essere il nostro prossimo allarmante futuro. Ed al centro di questa duplice narrazione umana e sonora ci siamo noi, con il nostro frastagliato presente, figli della scienza e della tecnologia, ma ancora pericolosamente legati a miti irrazionali, false credenze, limitanti ideologie che possono sfociare, da un momento all’altro, in comportamenti rabbiosi e brutali che poco hanno a che vedere con l’informatica e l’automazione che controllano il nostro mondo, ma che, purtroppo, da esse vengono amplificati attraverso il passaggio in quella che è una rete globale di informazioni/disinformazioni estremamente omologante e massificante.

Se vogliamo davvero risolvere i problemi che abbiamo di fronte dovremmo abbandonare il modo di pensare di coloro che li hanno creati, sosteneva Albert Einstein, ed è proprio ciò che accade con gli undici brani della band toscana. Essi restano perennemente in bilico tra una accattivante, suadente, confortevole e rassicurante dimensione pop ed una serie di visioni futuristiche, più o meno distorte, cariche di dubbio ed incertezza, ma desiderose di aprire, anche grazie a passaggi puramente strumentali e a elementi provenienti da mondi sonori apparentemente distanti, quelle strade oblique che consentano al nostro modo di pensare di crescere ed evolvere verso direzioni imprevedibili, singolari e soprattutto svincolate da quei modelli politici, industriali, filosofici, religiosi che, da secoli, condizionano – nel bene e nel male – le nostre esistenze.

Le armonie dei God Of The Basement sembrano provenire da un punto imprecisato nel tempo e nello spazio posto davanti a noi, ma, allo stesso tempo, hanno un tocco, un sapore, un profumo ed una corposità familiari, come se fossero, da sempre, nascoste dentro di noi, come se esse provenissero da una sorta di radio interiore, la quale ha continuato a far sentire la propria fievole voce, nonostante tutto il caos ed il rumore proveniente dall’esterno, dalle nostre frenetiche metropoli in perenne espansione, frutto dell’assurda convinzione che ritiene la natura essere una riserva ed una risorsa illimitata da poter sfruttare ed utilizzare come più ci conviene, più ci fa comodo e più ci aggrada. Considerazioni che rientrano alla perfezione nelle surreali e minacciose spirali di “Never Made It To Hollywood”, in quella sorta di drammatica allucinazione collettiva che è il mondo patinato e perfetto di Hollywood, un miraggio lucente ed iper-tecnologico che rischia di distruggere, per sempre, il nostro pianeta, negandoci quel futuro verso il quale le trame del disco ci spronano a muoverci.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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