Otto canzoni; otto mondi da esplorare; otto luoghi sperduti nel buio profondo del cosmo; otto cammini di espiazione personale e collettiva; otto sacrifici da compiere al sacro fuoco dello stoner rock; otto minacciosi incubi doom metal da attraversare per conquistare una maggiore consapevolezza di noi stessi, di ciò che abbiamo attorno, del bene e del male con i quali, quotidianamente, siamo costretti ad interagire, a scendere a compromessi, a combattere o fingere di non vedere.
Le sonorità di “Pilgrims”, il secondo album della band neozelandese sono più cupe, più crude e più brutali; ombre nostalgiche si agitano tra le singole canzoni, ne aumentano la drammaticità, quasi a voler farci rendere conto che il tempo a nostra disposizione sta terminando, che le nostre peggiori paure si stanno materializzando e che l’epoca dei miti e degli eroi, dei Kyuss e dei Black Sabbath, è passata da un pezzo e adesso non ci resta che aprire gli occhi, fare i conti con il mondo che abbiamo costruito, con il pianeta che sta velocemente morendo, con gli assassini micidiali ed invisibili che noi stessi abbiamo creato, alimentato e diffuso ovunque: nell’aria, nella terra, nell’acqua.
I Planet Of The Dead tessono le loro storie fantastiche e fatali su questa tela oscura che è la nostra realtà, tentando di fornirci una attraente e liberatoria via di fuga, ma spronandoci anche a compiere quelle scelte e soprattutto quelle rinunce che significherebbero prendersi cura delle ferite che noi stessi, col nostro sconsiderato agire e con la nostra innata presunzione, abbiamo procurato. Il clima generale del disco, di conseguenza, è torbido e pesante, al di là dei gioiosi richiami fantascientifici e letterari, a Kurt Vonnegut ed alle sue straordinarie opere, c’è un preciso messaggio di critica sociale e politica, c’è la consapevolezza degli irreversibili cambiamenti che stanno distruggendo la vita. Vita, che, nella visione vonnegutiana della band, è un viaggio cosmico attraverso il tempo e lo spazio; un viaggio fatto di meravigliose idee, di macchine e tecnologie eccezionali, ma anche di tremendi errori, di guerre e di catastrofi, di persone che, proprio oggi, proprio ora, con comportamenti apparentemente insignificanti e di poco conto, stanno, invece, decidendo il nostro remoto futuro, il nostro inferno ed il nostro paradiso.
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