Metamorfosi come necessario passaggio evolutivo per il raggiungimento di una più lucida consapevolezza di sé stessi, di quello che è il mondo esterno, di quelli che sono i bisogni, le emozioni, le paure e le fobie di coloro che ci stanno attorno. Una consapevolezza che ci permette di svincolarci da quello che è l’enorme ed opprimente peso delle tradizioni, dei tabù, delle norme, dei precetti, che ci portiamo dietro, sin dalla nascita, quasi fossimo delle ignare bestie da soma, piuttosto che delle creature dotate di un proprio cuore e una propria ragione, capaci di scegliere e camminare a testa alta.
“Kill does not mean die“, uccidere non significa morire, gridano rabbiosamente gli Slipknot di “All Out Life”. Dunque, è necessario sbarazzarci della bestia da soma – l’essere dipendente esclusivamente dai fardelli religiosi, filosofici, sociali, economici, politici e relazionali che si porta inconsapevolmente dietro – per liberarci da tutte quelle credenze, quelle opinioni, quei luoghi comuni, con i quali le eminenze oscure, che bramano governare il mondo, tentano di programmare e, di conseguenza, controllare le nostre brevi esistenze.
Basta, dunque, con questi gusci vuoti, basta con questi rumori inutili, basta con l’accettazione e l’adorazione di parole vuote, menzognere, fragili ed inconsistenti, spesso pronunciate nel nome di un Dio, di un concetto superiore di Bene o di non ben definiti principi etici o morali di buona condotta. “I will not worship emty shells / I will not listen to worthless noises” – è giunto il momento nel quale l’uomo deve abbandonare questo suo millenario destino di mediocrità.
Gli Spliknot rappresentano la realtà per ciò che è davvero, non ne nascondono le assurdità, non addolciscono la disperazione e l’angoscia che ci costringe, tutti, qualsiasi sia la nostra condizione – cani, maiali o pecore – a spingere – come moderni Sisifo – il peso di questo dannato ed inutile masso su per la montagna, per poi tornare, puntualmente, al punto di partenza.
E se decidessimo di lasciarlo andare una volta per tutte? “There comes a time where we can’t take the same abuse“, arriva un momento nel quale non possiamo più sopportare, per paura o per opportunismo, i medesimi abusi e guardare dall’altra parte, urla la band in “AOV”. E sarà proprio la volontà dei molti di rompere questo sudario di silenzio col quale mascheriamo bugie e violenze di ogni tipo, abusi sia fisici che spirituali, il punto di rottura definitivo, quello nel quale, finalmente, tutte le maschere d’ipocrisia cadranno e ciascuno mostrerà il suo vero volto e la sua vera natura.
A Joey Jordison, ci mancherai.
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