“Migration” è un viaggio notturno, denso di momenti profondi e riflessivi, nonché di atmosfere inquiete e trepidanti e di incubi che assumono corpo, artigli e consistenza, costringendoci, di conseguenza, ad affrontare i nostri difetti, le nostre mancanze, i nostri assurdi ed irrazionali timori; è un disco pervaso da sonorità post-metal, le quali, però, non sono mai eccessive ed incalzanti, ma si amalgamano con quelle che sono le trame più elettroniche, psichedeliche e sperimentali che si agitano appena sotto la superficie, appena sotto il velo di apparente normalità con il quale, solitamente, rivestiamo le nostre esistenze.
Si tratta di una vera e propria odissea sonora attraverso un oceano cosmico che può essere sia calmo e rassicurante, che minaccioso ed agitato; un’odissea che permette a sonorità pulsanti e metalliche di intrecciarsi con elementi più delicati, fluidi e rarefatti di matrice trip-hop, dando vita, quindi, a sette brani vividi e scoppiettanti, capaci, allo stesso tempo, di scuotere e di accarezzare gli ascoltatori, di lasciare loro il tempo per riflettere, ma, contemporaneamente, di spronarli ad agire, ad andare avanti, a compiere un ulteriore passo verso l’ignoto, il mistero, la ricerca interiore ed esteriore.
Solo così, in fondo, possiamo sentirci davvero vivi e riusciamo a liberarci della cappa di repressione e di prevedibilità che, purtroppo, viene calata, su ciascuno di noi, appena facciamo il nostro ingresso in questo mondo. “Migration”, con le sue divagazioni strumentali, con i suoi riff dall’anima hardcore, con le sue torbide passioni, con la sua interessante manipolazione del rumore e con la contrapposizione, insita anche nei tempi che viviamo, tra la sfera più sentimentale e quella più sintetica e tecnologica, riesce a spezzare l’inganno, risvegliarci da questo omologante sonno emotivo e mostrarci la strada da intraprendere se desideriamo davvero recuperare la nostra autonomia e la nostra indipendenza. Una strada complicata, ma non impossibile, un atto di coraggio che ci porterà a scoprire un altro mondo, un’altra dimensione, un’altra verità sottesa a quelle che, normalmente, ci vengono presentate come le uniche verità possibili.
Respiriamone a pieni polmoni, dunque, perdiamoci nei riverberi e nelle metamorfosi di questo disco, nella nebulosa di suoni, groove e feedback che i Bossk creano appositamente per noi: per offrirci conforto e riparo, per permetterci di dubitare e di liberarci da qualsiasi forma di invasiva e fastidiosa dipendenza esterna.
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