Credit Foto: Marina Lo Bue
Partiamo dalla fine, dall’ultima immagine di questo tour: Vasco Brondi e la sua band, in piedi, sul palco, a ringraziare il pubblico accorso sul caratteristico porticciolo di Scario, in occasione della serata conclusiva del festival “Equinozio d’Autunno”, mentre, in sottofondo, la musica e le parole di Franco Battiato, la sua immensa spiritualità, il suo bisogno di cercare e di ritrovarsi, scivolavano leggere su quel mare che, a seconda della nostra capacità di comprendere, di accettare e di partecipare alle sofferenze, alle necessità e ai bisogni altrui, può essere un prezioso punto d’incontro e di ripartenza comune, ma anche un invalicabile, ostile e pericoloso muro di divisione, odio e separazione.
Ma il mare non è cambiato; il mare resta sempre lo stesso e i suoi meccanismi, più intimi ed invisibili – ritornando ad un’altra immagine, questa volta connessa all’inizio dello spettacolo, quando don Gianni Citro, lo storico organizzatore del “Meeting Del Mare”, ha preso la parola per presentare il concerto – sono identici a quelli dell’amore. Un amore che respira, ma può anche, improvvisamente, smettere di farlo; un amore che, in fondo, è proprio un mare aperto e solamente attraversandolo e diventandone parte attiva potremo scoprire terre sconosciute, stati emozionali e sentimenti che non sapevamo affatto di possedere, persone in grado di comprenderci, stimolarci e migliorarci, andando ben oltre i limitati e rassicuranti spazi nei quali, sovente, sprechiamo il nostro tempo, senza accorgerci di quei momenti e quelle esperienze straordinarie che rendono uniche ed eccezionali le nostre piccole esistenze su questo “terzo pianeta del sistema solare”.
Questo concerto e più in generale l’ultimo disco di Vasco, al di là del suo approccio pop-cinematico e di una musicalità a metà strada tra l’impegno cantautoriale e la musica leggera nostrana, vuole riportare ogni significativo momento smarrito in superficie, ampliando, anche attraverso l’uso di un linguaggio accattivante e di sonorità semplici, morbide e fruibili, i nostri orizzonti e le nostre personali geografie, spingendoci a godere di ogni minuscola, ma preziosa e irripetibile, istantanea di vita.
Le piacevoli interferenze poetiche che Vasco Brondi concede al pubblico, l’omaggio a Battiato e alla sua capacità di trasformare i propri dubbi in conoscenza, contribuiscono, assieme alla rilettura live di vecchi e nuovi brani, a fare sì che il mare spazzi via gli argini di diffidenza che circondano le nostre giornate. Un mare che, però, per una sera, non è il familiare Adriatico, bensì è il più tormentato e irrequieto Tirreno, il quale ci porterà ovunque: nell’enorme parcheggio di una Coop emiliana in precario equilibrio tra Le Luci Della Centrale Elettrica e i CCCP, lungo i viali notturni di Bologna, tra le ombre dei Colli Euganei, in un punto imprecisato e fantastico dell’autostrada del Brennero, laddove questo nostro mare di Scario, potrà congiungersi idealmente con i suoni, le voci, i respiri, le narrazioni ed i profumi di Amsterdam e con il burrascoso mare del Nord.
Non ci sono più riferimenti cardinali, non ci sono più luoghi sbagliati, ognuno può scegliere il proprio porto, intanto le cose attorno a noi continueranno a cambiare per sempre e noi dovremo prenderne necessariamente atto, perché dovremo essere parte di queste trasformazioni, le quali non sono affatto la fine, ma semplicemente un nuovo, interessante e stimolante punto di partenza comune.
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