Le sperimentazioni elettroniche di “LP2”, in uscita il prossimo 19 Novembre, combinano sonorità cupe, ossessive ed abrasive, rumori artificiali e sintetici, ambientazioni claustrofobiche, l’utilizzo di voci ed elementi immaginifici, visionari ed extra-musicali, la necessità di oltrepassare i consueti canoni stilistici della musica rock e popolare, con la consapevolezza che, oggi, tutto può essere ridotto ad una lotta per il controllo delle informazioni. Da questa battaglia globale dipende, infatti, la nostra sopravvivenza, sia individuale, che collettiva.
Annalisa Iembo e Stella Mathioudakis ne sono consapevoli, soprattutto alla luce di ciò che è recentemente accaduto nel mondo; un mondo caduto, improvvisamente, nel silenzio, a causa di un nemico invisibile che ha mostrato, con crudo realismo, quanto fossero fragili, nonostante i tanti sbandierati progressi tecnologici e scientifici, i nostri modelli politici, economici e sociali di riferimento. Ed è proprio in questo contesto umano così precario che si sono sviluppate le ritmiche compulsive e primordiali del nuovo album del duo Jerome: da un lato i bassi profondi ci riportano al buio delle nostre origini più brutali, selvagge e tribali e dall’altro le parole, distorte ed accattivanti, ci spronano a essere più attenti all’altro, alle proprie mancanze e necessità, in modo tale da costruire un argine empatico da contrapporre al restringimento dei nostri spazi esistenziali, nonché al congelamento del tempo di cui dovremmo disporre per poter portare a termine i nostri progetti e sentirci, di conseguenza, soddisfatti, felici, completi ed appagati.
Da un inquietante incubo avanguardista emergono pian, piano delle rilassanti, riflessive e lisergiche divagazioni strumentali, basate soprattutto sul pianoforte, le quali – come le pagine di un libro scritto nella nostra stessa anima – si trasformano in vivida e pulsante memoria comune, in quel patrimonio di emozioni, sentimenti e percezioni condivise che rappresentano la migliore risposta alla solitudine, all’alienazione, alla paura e persino alla malattia, alla sofferenza, alla morte ed al dolore. Un liberatorio filo conduttore che parte dal sottosuolo dei club techno ed underground, attraversa il distruttivo e provocatorio nichilismo del punk, il perenne desiderio di ricerca del krautrock più psichedelico, la cruda e drammatica poesia di Lou Reed, le oscure e estranianti fantasie di Philip K. Dick, l’affascinante serialità della musica d’avanguardia di Karlheinz Stockhausen, per incontrare quel Jerome che chiede, cerca, vive e respira fuori e dentro ciascuno di noi.
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