L’incipit “Thrills” spalanca le porte del nostro inconscio e della nostra quotidianità a quelle creature notturne che si nutrono di sogni infranti, di promesse improvvisamente tradite, di ritmiche ipnotiche, suadenti ed allo stesso tempo struggenti, le quali proiettano sullo schermo delle nostre memorie analogiche, indimenticabili momenti ed esperienze del nostro passato, ma poi, con la gelida e drammatica crudezza di un lampo digitale, ci riportano al presente, alla triste ed amara consapevolezza che qualcosa, purtroppo, è andato male, che ciò che pensavamo di dover custodire per sempre è andato, invece, irrimediabilmente a pezzi.
Ma eravamo davvero felici? Eravamo davvero spensierati? Eravamo davvero liberi di mostrare le nostre emozioni e i nostri sentimenti, senza alcuna paura di esser giudicati, di esser considerati o troppo stupidi o troppo deboli? Dov’è andato a finito quel coraggio? E’ possibile che sia rimasto intrappolato tra le ossessioni sintetiche ed artificiali di “Confessions”; tra le dolci ed armoniche malinconie di “Shattered”; tra le luci stroboscopiche di una discoteca anni Ottanta e questo nostro dannato orgoglio che, alla fine, a conti fatti, ci ha reso solamente più soli, più sfiduciati, più diffidenti nei confronti di chi ci sta attorno.
“We Never Sleep” assume le sembianze di un chiodo fisso, di un disturbo mentale che ci impedisce di riposare, di sognare, di mettere a fuoco idee e progetti, lasciando che l’amarezza ricopra tutto quello che abbiamo, tutto quello che potremmo ancora tentare di recuperare e salvare. Ed invece noi lasciamo ogni nostra speranza in balia dei ritmici frenetici della modernità, scomponendola e destrutturandola in impulsi disordinati ed lucenti da cui prendono forma brani dal cuore metropolitano, notturno e convulso come “City”, Night Hours” o “No One To Trust”, prima che l’ultima canzone del disco, “Say It”, trasformi, fatalmente, quelle che sono la nostra incapacità a comunicare col prossimo e l’assoluta assenza di empatia nei confronti del dolore e delle sofferenze altrui, in una colpevole, velenosa e letale resa. E ferite nuove e vecchie continueranno ad aprirsi all’infinito in questo loop infetto di sonorità synth-pop crepuscolari ed ammalianti, amorevoli e maniacali, tossiche e melodiche, indulgenti e spietate.
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