Lasciate che il Tempo si prenda tutto il tempo di cui ha bisogno, senza sovrastrutture artificiali e senza che il tocco gelido delle diavolerie tecnologiche, che riempiono le nostre vite, raffreddi il flusso emotivo dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti, i quali scorrono lungo i familiari e riflessivi solchi di quello che è un set spontaneo, grezzo, veritiero ed analogico, a metà strada tra groove punk e trame indie-folk, alla ricerca degli innumerevoli volti e delle innumerevoli voci che caratterizzano il nostro mondo, nel nome di quella diversità che è unica, vera e preziosa fonte di armonia e di ricchezza.
Laura Jane Grace è alla ricerca della sua e della nostra normalità; una normalità che non deve essere lasciata alla mercé della rete globale delle informazioni, dei suoi miti precari e dei suoi finti canoni estetici, ma deve, assolutamente, essere filtrata attraverso la lente dell’empatia, senza alcuna paura di guardare nel buio delle tante solitudini che sconvolgono la nostra società; senza alcun timore di rivivere le esperienze più dolorose del nostro passato.
“At War With The Silverfish” si nutre di speranza e malinconia; “Lolo 13” dona essenza e soprattutto corpo ad un amore invisibile, non importa se esso sia davvero esistito, non conta se le cose siano andate esattamente così, perché ciò che ha davvero importanza è quello che resta e continua a vivere dentro di noi: l’energia combattiva di “Yesterday Pt. II”; la dolente consapevolezza di “Smug Fuck Face”; la voglia di superare quelli che sono solamente limiti fisici di “Long Dark Night”; il desiderio di ritrovare, finalmente, un’alba ed un orizzonte migliori, i quali non debbono semplicemente risuonare in “Day Old Coffee”, ma debbono poter essere ascoltati dentro e fuori di noi, consentendoci di superare le immagini malevole che, spesso, prendono forma nella nostra testa e sostituirle con l’emozione di un ultimo bacio, di uno splendido concerto, di un amico che ride, di qualsiasi cosa possa essere condivisa con gli altri: qualcosa cui aggrapparsi, qualcosa da cui poter incominciare nuovamente a vivere e sognare.
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