giovedì, Novembre 7, 2024
Il Parco Paranoico

Illusory Walls, The World Is a Beautiful Place & I Am No Longer Afraid to Die

“Illusory Walls” segna l’inevitabile passaggio dalla dimensione fantastica ed innocente dei sogni a quella più cruda, più drammatica e spesso più cinica della nostra quotidianità. Viviamo una realtà scolpita nel caos e nel cieco materialismo, nella quale, per sopravvivere, è necessario rinunciare alla propria fragilità umana e lanciarsi in una corsa forsennata verso i medesimi ideali di appagamento, di ricchezza, di potere, di felicità e di successo, che, in realtà, non sono altro che virulenti feticci virtuali, prodotti artificialmente dalla rete globale delle informazioni, ai quali stiamo, letteralmente, donando il nostro tempo, la nostra creatività, la nostra anima, le nostre migliori energie.

Le sonorità della band americana si fanno malinconiche e crepuscolari, a metà strada tra atmosfere indie-rock e cupe divagazioni di matrice emo, vibranti, affilate e darkeggianti, il cui obiettivo è andare oltre quell’abbagliante ed attraente miraggio che ci ipnotizza, ci paralizza e ci narcotizza, lasciandoci credere di essere circondati da una bellezza assoluta – veritiera, benevola e protettiva – i cui sussurri, invece, si fanno sempre più simili al micidiale e mortale canto delle Sirene che tentarono di ammaliare Odisseo. E proprio come accadde all’eroe omerico, per resistere e continuare il nostro viaggio, dovremo rimanere attaccati a quelle che sono le nostre antiche certezze, ai nostri veri affetti e ai nostri veri sentimenti.

Solo così potremo, finalmente, distinguere il vero dal falso, orientandoci in questi torbidi e confusi tempi post-pandemici; tempi scanditi da meri interessi personali, dall’odio, dalla rabbia, dalla vendetta e dal risentimento. Sentimenti negativi che danno forma e sostanza ai riff di chitarra e alle conflittuali ed oscure sonorità post-rock che si agitano, come fossero un ultimo monito di riscossa e di speranza, tra questi undici brani. La strada dell’avidità e dell’egoismo porterà, infatti, ad un inevitabile collasso della società, all’avvelenamento di ogni melodia, di ogni sorgente, di ogni fiume e di ogni mare, lasciandoci soli, in balia dei nostri peggiori incubi, mentre “Infinite Josh” e “Fewer Afraid”, nella loro triste ed evocativa grandezza, ci rammentano tutte le nostre occasioni perdute, tutti i sogni infranti, tutte le promesse abbandonate a sé stesse, mentre il mito dell’Occidente, della libertà e della rivalsa per la working class, finiscono, purtroppo, nel cesso di una casa – ad Itaca, New York, Filadelfia, Londra, Roma, Parigi o chissà dove – che non riusciremo più a ritrovare. Vogliamo, davvero, che sia questo il nostro futuro?      

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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