domenica, Dicembre 22, 2024
Il Parco Paranoico

Inside, Mother Mother

Mik Brigante Sanseverino Ottobre 28, 2021 Dischi Nessun commento su Inside, Mother Mother

“Inside” è un album solitario, una dolce fenice che emerge dal dolore, ma che si sente ancora bloccata in vecchi discorsi, in inutili prese di posizione e soprattutto nella paura di ammettere e mostrare all’esterno i propri sentimenti più puri e incontaminati, credendo così di apparire eccessivamente debole, ingenua e quindi controllabile. Tutto ciò è fonte di dolente stanchezza, di pensieri che non fanno altro che ripetersi e quindi ci consumano, senza portare nulla di buono nelle nostre giornate, ma rendendo – ad ogni loro fatale passaggio – più vuote, più instabili, più aride, più solitarie le nostre vite.

Le sonorità dei Mother Mother sono riflessive e introspettive, emotivamente cariche e sofferenti, intrise di cupe atmosfere electro-pop e di riverberi indie-rock che tentano di mettere in evidenza i due tratti dominanti della nostra attuale società: quello più frenetico e quello più alienante. Il primo, apparentemente più evidente, soprattutto se si guarda a quelli che sono gli aspetti economici, lavorativi e politici, il secondo, invece, più subdolo e nascosto, ma ugualmente determinante e dominante, celato nell’intimità delle nostre vite domestiche, affettive, amicali e familiari.

In tal senso “Inside” è un album concettuale che guarda dall’interno la gabbia dentro la quale ci siamo rinchiusi. Abbiamo anche la chiave per uscirne, ma – vuoi per paura, vuoi per convenienza – preferiamo non usarla, preferendo rifugiarci nei meandri di “Sick Of The Silence”, nella consapevolezza che la risposta esiste ed è dentro di noi, ma, probabilmente, non sapremmo che farcene ed allora la lasciamo lì, pensando che, prima o poi, qualcuno, più coraggioso o più folle, la tirerà fuori e ci salverà tutti. Ma questa è solamente una menzogna, perché la salvezza non può essere mai gratuita, deve passare necessariamente attraverso noi stessi, attraverso la nostra volontà, le nostre decisioni e le nostre conseguenti azioni. “Two” e “Until It Doesn’t Hurt” entrano, quindi, in questa ferita aperta, la amplificano e ci aprono gli occhi, mettendoci davanti quei mostri di assenza, abbandono, silenzio e solitudine che noi stessi abbiamo contribuito a creare e che, quotidianamente, accudiamo e sfamiamo con tutte le parole che preferiamo non pronunciare e tutti i comportamenti a cui, per timore, preferiamo rinunciare.  

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.