Quando non ci concentriamo solamente sugli aspetti più materiali e più superficiali delle nostre esistenze possiamo accorgerci di avere un immenso universo di scelte, di possibilità, di sensazioni, di percezioni, di idee, di sentimenti, di opportunità, tutt’intorno a noi. Un universo che echeggia tra le trame shoegaze, dream-pop e indie-rock dei Suave Punk. Questo EP, infatti, è un po’ come un sogno ad occhi aperti, la realtà viene depurata dai suoi contenuti tossici e opprimenti, siano essi altezzosi o servili, per far emergere tutta l’emotività nascosta dentro di noi, unica via di accesso per cogliere la vera bellezza del mondo di cui siamo parte, il mondo che, spesso, pensiamo, erroneamente, di poter controllare e sfruttare a nostro esclusivo piacimento.
“Heaven Is A Night Drive” incrocia, dunque, desiderio di viaggiare e bisogno di conoscere, ci spinge a disconnetterci dalla rete globale e connetterci a qualcosa che è ancora più grande e più stupefacente, qualcosa che pervade ogni più dimenticato e remoto angolo del Creato, un’energia pura, mistica, appagante e punkeggiante, che è più forte della paura, della solitudine, della malattia e persino della stessa morte. Tutte esperienze che, ovviamente, giudichiamo estremamente negative e che, in qualche modo, la società moderna, imperniata com’è sulla dittatura assoluta della produzione e del consumo di massa, ha tentato di nascondere, facendoci credere di avere tutte le risposte, di poter renderci felici ed appagati e di essere più forte dello scorrere del tempo.
In realtà, non è così, sono proprie le nostre incertezze, i nostri interrogativi, la nostra debolezza, la consapevolezza di non poter vivere per sempre un presente giovanile e perfetto, a spingerci ad andare oltre queste facili e opportunistiche apparenze, a spronarci a cavalcare quelli che sono gli echi più dolenti, distruttivi, oscuri, solitari che si agitano dentro di noi e a comprendere, in questo modo, qualcosa di più di noi stessi e delle persone con cui condividiamo la nostra vita, cercando così di riempire quel vuoto interiore che, altrimenti, non farebbe altro che abbruttirci e spingerci verso la pazzia, facendoci perdere la nostra preziosa umanità e trasformandoci in delle creature, spietate e materialiste, ossessionate dalla forma e dalle apparenze estetiche.
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