Le nubi grigie evocate dagli SPECTRES tornano nel nostro cielo e lo fanno con un album post-pandemico visionario e vibrante, che ci proietta, immediatamente, sin dalle prime note, nel mondo claustrofobico di “Cold War”, un mondo afflitto e deturpato da un regime in rovina che non fa altro che mentire, proteggere i più ricchi e i più potenti e complicare la vita delle persone comuni, le quali vivono, in pratica, con una pistola perennemente puntata contro di sé. Intanto le sonorità new wave e post-punk della band canadese assumono toni oscuri, con i bassi che si fanno ossessivi e martellanti e sembrano scandire gli ultimi respiri della civiltà, prima che il sole spietato di “Message From Above” spunti, improvvisamente, all’orizzonte di una finta alba orientale e trasformi i tanti sogni di milioni di persone, ognuno diverso dall’altro, in un unico mortale incubo.
Il passato più terrificante dell’umanità ritorna a vivere tra le pieghe più crude e inquietanti di “Hindsight”, viene trasformato in una preziosa e indispensabile chiave di lettura per interpretare il nostro assurdo e conflittuale presente, per curarne le ferite infette, per debellare i virus invisibili dell’odio e della violenza che lo tormentano, prima che sia troppo tardi e il futuro diventi un lugubre e silenzioso cimitero.
La salvezza si manifesta sotto le sembianze di una pioggia purificante, in modo tale da spazzare via, per sempre, le nubi che ci impediscono di guardare l’orizzonte e rendere possibili nuove idee, nuovi pensieri, nuovi sogni, nuovi comportamenti, ovvero la visione di un mondo e di una società completamente nuovi. Le sonorità punkeggianti di riferimento si fanno, quindi, più aperte, i nostri ricordi scivolano via, uno dopo l’altro, come fossero le foto dei nostri cantanti preferiti, quelle che tenevamo attaccate al muro: “Provincial Wake” è sia un canto malinconico e romantico, che un susseguirsi di immagini dolorose, le quali, però, hanno il potere di risvegliare la nostra umanità sopita e assuefatta, permettendoci di entrare in sintonia con quei luoghi, con quei tempi, con quelle persone travolte dal dolore.
La capacità di vedere nell’altro noi stessi, ci permette, parallelamente, di guardare davvero, senza ipocrisie e inutile orgoglio, nella nostra intimità, di rivivere eventi già trascorsi, di superare errori, sensi di colpa e brucianti delusioni e, soprattutto, di rispondere o almeno tentare di rispondere a quelle domande che continuano a ossessionarci ed echeggiare nel nostro inconscio, incuranti delle illusioni e delle finte promesse che facciamo a noi stessi e agli altri. Rispondetemi, allora, che cosa deve fare un ragazzo? Che cosa deve fare un ragazzo?
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