Suoni gravi e tenebrosi; bassi ossessivi; riff che cercano, disperatamente, di riempire lo spazio vuoto nel quale stiamo vagando senza alcuna meta. I Jointhugger partono da lontano, da un glorioso passato, scandito da sonorità acide e psichedeliche, attraversano i funesti gironi infernali del doom-metal ed infine camminano, coraggiosamente, sotto il bruciante e malevolo sole stoner-rock della valle della morte, alla ricerca di quei groove perduti, ma anche di quella sensibilità in grado di colmare ogni distanza, di superare ogni stagione, consentendo alle nostre parole, ai nostri silenzi e alle nostre emozioni di avvicinarsi, di entrare in contatto e di superare i momenti più aridi, più bui e più dolorosi che stravolgono l’apparente normalità delle nostre esistenze.
Questo è un album che ti lascia perdere nei suoi sporchi, ruvidi e vibranti meandri sonori, senza nessuna fretta, senza che il distruttivo e alienante stress che pervade il nostro frenetico e coercitivo presente possa raggiungerci. La band norvegese segue, infatti, il proprio istinto blueseggiante, le proprie passioni, il penetrante sapore dell’erba della verità, tentando di mettere a fuoco ciò che ha davvero importanza e donarci la pace e l’equilibrio che cerchiamo da sempre, anche se, spesso, non ce ne rendiamo conto e ci convinciamo che la ricchezza, il potere o il successo possano, davvero, colmare quel vuoto che sentiamo dentro.
“Surrounded By Vultures” stimola la nostra fantasia, evocando immagini antiche di demoni e eroi, di coraggio e magia, spronandoci a sconfiggere le ombre inquietanti che tentano di farci impazzire e trasformarci in creature dannate, esattamente come lo sono loro che, un tempo, erano proprio come siamo noi adesso. Ombre che oltrepassano i limiti di questa visione onirica e invadono la nostra caotica, mutevole e iper-tecnologica quotidianità, assumendo le sembianze di quei fantasmi e quelle atroci dipendenze – sia di tipo fisico, che di tipo psicologico – che ci rovinano la vita. E non si tratta solo di droghe, di alcool o di altre sostanze nocive, ma di ogni tipo di abuso, compresa soprattutto la nostra sfrenata corsa verso tutto ciò che la rete globale delle informazioni ci spaccia come assolutamente necessario e indispensabile per sentirci felici, sereni e appagati. Fantasmi, dunque, che ci imprigionano, in questa mezzanotte perenne, sfamandosi di coloro che sono più deboli, più fragili, più soli; sono queste, infatti, le persone infettate, con maggiore facilità, da questo nemico invisibile e mortale. Ed è a loro che deve essere rivolto il nostro sguardo, la nostra comprensione, la nostra musica.
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