Il rigetto delle convenzioni e di tutti quei meccanismi che utilizziamo, quotidianamente, per essere accettati dalla nostra società e ottenere, di conseguenza, il riconoscimento e magari l’apprezzamento altrui, oltre che un lavoro, una casa, delle relazioni sociali, degli interessi e tutta una serie di oggetti per ottenere i quali investiamo tempo ed energia; un substrato artificiale che ricopre la nostra istintiva e selvaggia umanità, come se si trattasse di continue sovra-incisioni finalizzate a ammorbidire ogni spigolo, a cancellare ogni possibile increspatura rumoristica, a rendere tutto perfettamente omologato a quelli che sono i canoni estetici di una maggioranza assuefatta e moribonda.
Se fosse possibile liberarci da tutto questo, come sarebbero le nostre vite?
Probabilmente avrebbero il suono di questo disco.
“Churning Of The Ocean” è, infatti, una cruda jam-session, pervasa dal bisogno di esprimere sé stessi e la propria creatività, senza alcun vincolo estetico, temporale o espressivo, disegnando paesaggi sonori alternativi e catartici, nei quali i feedback, le asperità, le distorsioni, le irregolarità di matrice sonicyouthiana diventano centrali nella creazione dei singoli brani. Jarmusch, Ranaldo, Pandi e Urselli danno vita a composizioni claustrofobiche e cinematografiche, costituite da parti e strati sonori perennemente in movimento tra loro, come se si trattasse di nuvole.
E come le nuvole, queste diverse parti possono concentrarsi in cupi e nevrotici ammassi di energia elettrica e tensione emotiva oppure possono dilatarsi in introspettive e riappacificanti trame di matrice ambient ed elettronica. Ma in entrambi i casi, la realtà viene ampliata in tutte le sue possibili e direzioni, in modo tale da includere ciò che, solitamente, non riusciamo a percepire: scelte curve, perversioni geometriche, sequenze ricorrenti, ordinamenti caotici, la flebile voce della notte, la purificante schiettezza della pioggia, la presenza di forze misteriose che prescindono la materia, la presenza di luoghi e di tempi sovrapposti a quelli nel quale continuiamo ad affannarci, a correre, a sforzarci senza mai riuscire a fare veramente la differenza, ma accontentandoci, semplicemente, di quello che viene detto, di quello che ci viene abilmente “suggerito”, di quello che ci viene brutalmente imposto.
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