“Carnage” è un disco crudo; un disco che tocca i nervi scoperti di una società che eccede nei suoi ipocriti processi auto-assolutori, preferendo andare a colpevolizzare tutto ciò che è diverso e non perfettamente allineato con quelli che sono i suoi canoni estetici e i suoi modelli economici e politici di riferimento. Una società che non ammette alcuna zona d’ombra, nessuna sfumatura, ma detta quelle che sono le sue regole, le sue teorie e i suoi assiomi, convinta che chiunque non li prenda in carico, debba essere, di conseguenza, emarginato e additato come il diverso, il reietto, il nemico da cui guardarsi e prendere le distanze.
Questa morbosa suddivisione del mondo in due uniche tonalità, quella buona e quella cattiva, inietta ansie e paure irrazionali nelle persone, le quali si sentono perennemente frustrare, insicure, sole e minacciate e si aggrappano, con tutte loro forze, ai media e soprattutto alla rete globale di informazioni, che, a sua volta, propone loro un mondo finto e virtuale in cui rifugiarsi, il riflesso malato delle loro esistenze. E’ ovvio che tutto ciò crei e amplifichi, spesso senza nemmeno rendersene veramente conto, rabbia, negatività e comportamenti distruttivi.
Ci sono vittime ovunque, ma preferiamo ignorarle, siamo sempre più incapaci a percepire quello che è il loro dolore e assumiamo atteggiamenti inutilmente violenti, accusatori ed inibitori, preferendo il ruolo dei carnefici, senza comprendere che anche noi non siamo altro che merce, prodotti, numeri, percentuali. Questi concetti assumono la forma di questi nove brani pervasi da sonorità cupe e sofferte, che si intrecciano con la nostra quotidianità, con le drammatiche esperienze legate alla pandemia e assumono un significato e un valore che sono, contemporaneamente, sia personali, che collettivi, mentre tutt’intorno a noi le atmosfere si fanno vibranti e malinconiche, crude e aggressive, profonde e ritmate, mescolando atmosfere gotiche, cinematiche e post-punk. Suoni che riflettono ciò che vediamo nelle nostre città, quella che è la nostra attualità, quella che è la cattiva politica che sta facendo a pezzi il pianeta, quelle che sono l’arroganza e la stupidità con cui stiamo scrivendo la parola fine alla nostra storia, avviandoci convinti verso questo delirante funerale, senza più alcuna distinzione tra buoni e cattivi, forti e deboli, vittime e carnefici.
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