La richiesta che pervade tutto l’album, attraversandolo da cima a fondo, da canzone a canzone, tanto nei momenti più incisivi e rumorosi, quanto in quelli più leggeri e melodici, è quella del rinnovamento. Rinnovamento che, però, non va inteso nel senso materiale, effimero e utilitarista del termine, quello che, spesso, contraddistingue le nostre giornate, ma si tratta di qualcosa di più intimo e profondo, la conclusione di un processo catartico che ci consenta di relazionarci col mondo esterno e con gli altri in una maniera completamente diversa rispetto al recente passato: più consapevole, più lucida, più determinata.
Le ambientazioni sinistre e spigolose di “Derelict”, la ritrovata energia di “Hand Of God”, le accattivanti trame di “Ticky”, il tocco ironico e veritiero di “Jung Dreams”, sono le armi con le quali la band inglese tenta di ricostruire un mondo fatto da persone, da rapporti umani, da vere emozioni; un mondo che era stato, letteralmente, travolto dai mesi di pandemia, lasciando dietro di sé le macerie e i detriti del dolore, della sofferenza, della rabbia e del timore verso tutto ciò che ci appare estraneo e non conforme ai modelli “suggeriti” dai media.
Ma tutti noi, in quanto esseri umani, non possiamo limitarci a vivere in questa dimensione fasulla e irreale, abbiamo bisogno dei sapori, dei rumori, dei profumi del mondo esterno, abbiamo bisogno di respirare l’aria fresca dopo un temporale, di toccare le foglie ancora bagnate, di osservare il nostro riflesso nelle pozzanghere, di scambiarci qualche parola mentre passeggiamo l’uno accanto all’altro, magari fissando il mare o l’orizzonte o la città che inizia rapidamente a vivere e affannarsi. Qualsiasi cosa, purché ci liberi dalla prigione di solitudine, di individualismo e di paura nella quale altri interessi – interessi che non hanno nulla a che vedere con la nostra salute fisica e mentale – vogliono tenerci confinati. “Petrichor” è la voce di un nuovo inizio, il respiro di una Terra che rinasce, il seme della speranza che rifiorisce dopo un brutale e distruttivo inverno.
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