Cosa c’è sotto quell’acqua torbida e increspata? Cosa c’è dietro quello specchio che storpia e deforma tutto ciò che riflette? Cosa c’è nelle profondità umide di questa terra così dura e così difficile da arare? Magari c’è qualcuno che cerca, disperatamente, di non affogare; magari una verità che nessuno vuole conoscere; magari un seme che sta lottando, con tutto sé stesso, di sottrarsi ad un futuro senza speranza e rendere quel mondo inospitale e cattivo, un posto migliore.
Spesso ci sono cose che non emergono in superficie, spiegazioni che preferiamo non ascoltare perché complicano la visione semplicistica che abbiamo della realtà, dove tutto deve necessariamente essere buono o cattivo, bianco o nero, salvezza o dannazione. Una dimensione irreale, costruita ad arte dal web, dove o sei con me, con la maggioranza, con il sistema oppure sei fuori, sarai emarginato, colpevolizzato, disprezzato, umiliato, odiato.
E cos’ prende vita quella spirale di ipocrisia, perbenismo e politically-correct che si nutre delle persone, quelle più deboli, quelle con un passato più travagliato, quelle che hanno toccato con la propria mano il baratro di una dipendenza fisica o mentale; una spirale che ricambia il dolore con l’insensibilità, l’insensibilità con la cattiveria e dalla quale nessuno, sia vittima oppure carnefice, potrà salvarsi, mentre lei si nutre di corpi e pensieri, sogni ed idee, storie e sentimenti, lasciandoci morenti in un oceano di colpevoli silenzi.
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