giovedì, Novembre 21, 2024
Il Parco Paranoico

2021, I Dieci Migliori Album

Mik Brigante Sanseverino Dicembre 11, 2021 Parole Nessun commento su 2021, I Dieci Migliori Album

#10) MOGWAI
“AS THE LOVE CONTINUES”
[Recensione]

Silenzio. Rumore. Un’immersione ad occhi aperti tra queste scintillanti trame strumentali, il ritrovarsi in una chiesa del Worcestershire, mentre il pianeta sembra, ogni giorno che passa, più vicino al collasso definitivo; mentre gli ultimi barlumi di un amore brutale, indomito, irrazionale vengono scolpiti, per sempre, a futura memoria, lungo i solchi di un vinile.

#9) JERUSALEM IN MY HEART
“QALAQ”
[Recensione]

Il cielo infuocato di Beirut è il cielo infuocato di chiunque abbia a cuore un mondo più giusto; indipendentemente dalla sponda di Mediterraneo sulla quale viviamo, indipendentemente dal nostro quartiere, dalla nostra città, dal nostro paese, perché, in fondo, siamo tutti sulla medesima terra, sotto questo medesimo cielo, che non deve essere più avvolto dalle fiamme dell’odio e delle bombe, ma deve tornare a risplendere solamente per la preziosa e luminosa presenza delle stelle. 

#8) VIAGRA BOYS
“WELFARE JAZZ”
[Recensione]

Possiamo essere prevedibili se non abbiamo i nostri sentimenti, se non ci poniamo dei veri obiettivi. Vi stiamo dicendo che sentimenti ed obiettivi sono una perdita di tempo? Ma poi qual è il risultato raggiunto? Un mondo vuoto nel quale siamo circondati da sostanze tossiche, informazioni false, monumenti alla misoginia, al machismo, alla auto-celebrazione e alla strafottenza assoluta che, da un momento all’altro, ci crolleranno inevitabilmente addosso, mostrandoci quanto siamo fragili e soprattutto quanto siamo stupidi.

#7) GOD IS AN ASTRONAUT
“GHOST TAPES #10”
[Recensione]

Le vette e le depressioni dei mari lunari, la vista di quel pianeta verde ed azzurro, che sembra quasi essere a portata di mano, le nubi maligne che lo avvolgono e che assumono i contorni di un oscuro e minaccioso presagio, le inquietudini spaventose di quelle vite sepolte, la solitudine cosmica che dissolve i nostri sentimenti e i nostri pensieri, mentre quei tre aerei a reazione sembrano pronti a sganciare il loro contenuto di odio sull’inerme e impotente pianeta.

#6) DRY CLEANING
“NEW LONG LEG”
[Recensione]

Le nostre città affogano in un grigiore surreale, ma i media preferiscono, sempre più spesso, soffermarsi su un semplice dettaglio e su di esso, isolando dal contesto, costruiscono una versione artefatta, artificiale ed asimmetrica della realtà; noi, invece, siamo unicamente delle comparse, indossiamo delle maschere, pronunciamo delle battute, facciamo delle scelte e compiamo delle azioni che, ovviamente, erano già state ampiamente previste, studiate, iniettate, senza che ce ne rendessimo conto, nella nostra povera mente.

#5) IOSONOUNCANE
“IRA”
[Recensione]

Le singole idee vengono destrutturate, sintetizzate in elementi musicali eterogenei, in modo che, una volta connessi nuovamente tra loro, possano suscitare emozioni nell’ascoltatore, catturarne l’attenzione e proiettare, sullo schermo della sua mente, concetti, immagini, impressioni, forme, che siano direttamente collegate a quella che è la nostra storia comune, le nostre tradizioni, la nostra umanità, il nostro passato, il nostro sguardo bisognoso d’essere rivolto verso un futuro che sia migliore.

#4) GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR
“G_D’S PEE AT THE STATE’S END”
[Recensione]

Non esiste alcuna democrazia, né libertà, né giustizia; i diversi governi hanno fallito, tutti, senza alcuna eccezione. Non solo, quindi, quelli che qui, in Occidente, amiamo definire stati canaglia, dittature militari, teocrazie assolutiste, regimi dispotici o autoritari, ma anche i nostri stessi parlamenti, le nostre istituzioni civili e militari, le nostre forze di polizia e tutto ciò che è connesso, direttamente o indirettamente, al sistema di potere/controllo dominante, compresi i vecchi ed i nuovi media. Sono tutti ugualmente responsabili del baratro nel quale il pianeta sta per cadere e adesso che il processo di auto-distruzione è irreversibile, non ci resta che prenderne atto ed attendere l’auspicabile fine. 

#3) LOW
“HEY WHAT”
[Recensione]

Dietro quelle macchine continuiamo ad esserci noi, con i nostri pregi e con i nostri difetti, con le nostre grandi colpe e omissioni, ma anche con tutti gli atti di eroismo, di solidarietà, di umanità, dei quali possiamo essere capaci. Non è la fine, dunque, è semplicemente un ennesimo nuovo inizio, magari su un piano più astratto ed invisibile, più distorto e strepitante, ma – oltre i loop e il glaciale e dissonante tocco delle macchine – restano i nostri sentimenti, il canto limpido delle nostre voci, l’ordinato equilibrio della natura: una bellezza che nessun computer, per quanto potente, potrà mai replicare.

#2) IDLES
“CRAWLER”
[Recensione]

Il viaggio emotivo attraverso le nostre vulnerabilità, ma anche attraverso i nostri coraggiosi, anche se rari, atti di rifiuto, di coraggio e di ribellione contro il sistema, un viaggio che ha messo in evidenza tutti gli odiosi cliché e i meschini luoghi comuni con cui tentiamo di giustificare i nostri comportamenti e le nostre scelte, ora, giunge, finalmente, a conclusione: il mostro egoista e individualista è uscito allo scoperto e ora non ci resta che farlo a pezzi, liberandoci da tutte quelle tossiche dipendenze che alterano le nostre percezioni, rendendoci schiavi di qualcuno o di qualcosa che non fa altro che consumarci e rovinarci la vita.

#1) SLEAFORD MODS
“SPARE RIBS”
[Recensione]

Questo nostro mondo si è risvegliato molto più piccolo e arrabbiato, molto più solo e malato, molto più cattivo e diffidente, molto più impaurito e soggiogato da quelle oscure forze – conservatrici e capitaliste – che spazzano via qualsiasi idea di equità, di legalità, di correttezza, di gentilezza umana, nel nome della Brexit, della crisi sanitaria, della ripresa economica, dell’isolamento forzato. Ricordi quando sorseggiavamo, tranquillamente, una pinta di birra, mentre in sottofondo, da una radio gracchiante, qualcuno cantava che Londra stava chiamando? Forse era solamente un sogno, perché, ormai, nessuno più chiama nessuno; siamo troppo impegnati a stare nascosti, a dare la colpa a qualcun altro e a sputare veleno su chiunque ci dicono sia il nostro nuovo, terribile e temibile nemico.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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