Un approccio mistico, pervaso di sfumature psichedeliche e orientaleggianti, capace di espandersi in una duplice direzione: verso le infinite e molteplici profondità del cosmo, ma anche verso i meandri, altrettanto oscuri, sconosciuti e misteriosi, che si nascondono nelle nostre coscienze, dei non-luoghi nei quali il tempo diviene fluido, il passato ed il futuro si mescolano e possiamo rivivere tutte le esperienze che hanno contribuito a formarci e che sono rimaste impresse sulla superficie di ogni singola cellula, laddove il confine tra lo spirito e la materia si fa labile e sfumato.
“Horizons” da corpo sonoro all’anima collettiva del Creato, quella che pervade ogni essere vivente di questo universo e che ci parla, quotidianamente, dandoci una prova concreta della sua esistenza, anche se, spesso, la sua voce viene coperta dal rumore superficiale che noi stessi produciamo, convinti che la nostra vita sia fatta solamente di produzione e di consumo, una forsennata ed egoistica corsa verso il nulla assoluto. Questi otto brani, invece, con le loro divagazioni space e post-rock, ci spronano a espandere i nostri limiti, sia quelli fisici, connessi alla società materialista che stiamo plasmando, ma soprattutto quelli mentali che ci impediscono di sfruttare, a nostro piacimento, il tempo che ci è concesso, obbligandoci a seguire dei modelli di verità, di bellezza, di equità e di giustizia che sono del tutto artificiali e che non hanno nulla a che vedere con l’essenza stessa della vita e della morte. Obbligandoci, infatti, a permanere in questa dimensione fasulla nella quale è tutto apparentemente perfetto, pulito e luccicante, cancelliamo l’oscurità e di conseguenza cancelliamo anche la luce, riducendoci ad essere degli automi di carne che ubbidiscono alle istruzioni che gli vengono fornite dall’esterno.
Ma noi non siamo stati creati per rimanere fermi, né per ripetere ciclicamente le medesime azioni, il nostro obiettivo è il viaggio, la sperimentazione, la conoscenza; le sonorità progressive e krautrock del brano finale, “The Singularity”, sono la crepa attraverso la quale percepiamo suoni ipnotici, lingue sconosciute, echi di futuro, percezioni capaci di sconvolgere i nostri sensi sopiti: ecco, è questa la direzione nella quale dobbiamo andare, trasformando la sottile crepa in un momento di crescita e di passaggio.
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