Gli Snake Mountain Revival danno vita a trame sonore perfette per le dune sabbiose di Arrakis, evocando esperienze e percorsi spazio-temporali intrisi di psichedelia metallica. Proprio come accade nel romanzo di Frank Herbert intraprendiamo un viaggio corporeo e mentale su diversi piani emozionali, alcuni più materiali e diretti, altri più intimi e spirituali.
La nostra strada è lastricata di riverberi e distorsioni, di sonorità magiche di matrice stoner rock, di bassi profondi e chitarre cosmiche, che passano, con naturalezza, dalle atmosfere riflessive, lisergiche e rilassanti di “Just A Feeling” alle interperanze frenetiche e brutali di “Everything In Sight”, mentre ricordi e momenti che erano scolpiti nella nostra memoria si sovrappongono a sogni e speranze future, dando vita ad una esperienza che non è più solamente personale e individuale, ma che diviene collettiva, spronandoci ad andare oltre le dubbiose e ansiose nebbie di “Valley Of Madness”, alla conquista di quel patrimonio sentimentale e blueseggiante comune. Intanto il cerchio della vita si richiude su di noi, ma una nuova e preziosa consapevolezza è parte del nostro essere ed attraverso le trame epiche e suadenti di “Satellite Ritual” ci riporta all’inizio di tutti i possibili futuri, laddove ogni luogo è presente e non esiste più nessun rammarico, nessun debito, nessuna malinconia.
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