Siete davvero così sicuri che si debba, necessariamente, ritornare ai meandri più oscuri del Medioevo per ritrovare una società che, sconvolta dalla malattia e dai contagi, intrappolata in una assurda partita a scacchi con la Morte, cede ai suoi istinti e ai suoi demoni più brutali, più violenti, più irrazionali e più selvaggi? Probabilmente è sufficiente rendersi conto di ciò che accade attorno a noi, della dilagante follia che pare essersi impossessata del nostro sciagurato presente.
I Pachiderma danno vita alla loro danza macabra; una danza intrisa di sonorità sludge, doom e progressive metal che oltrepassa ogni vincolo temporale e ci mette dinanzi a quella che è la nostra cupa e cruda realtà. Intanto le atmosfere della band barese acquistano consistenza teatrale, caricandosi di torbide passioni ed angoscianti visioni, alla ossessiva ricerca di quel percorso salvifico di espiazione e di catarsi che non può e non potrà mai essere indicato dall’esterno, affidandosi ad una politica che – il più volte – si è mostrata inadeguata, incapace e indifferente alle nostre necessità e ai nostri bisogni, ma che deve nascere dal nostro inconscio, dalla volontà di guardare oltre il proprio minuscolo cortile domestico e permettere alla luce di inondare, finalmente, le nostre vite.
Altimenti resteremo, per sempre, incatenati a questo dolente incubo infernale, alle sue trame orrorifiche e infettive, alle prese con ombre e fantasmi di promesse infrante, con creature dannate che, forse, un tempo, erano esattamente come siamo noi adesso; desiderosi di ingannare la fine, convinti di poter vincere barando, interessati solo a scegliere la comoda strada delle apparenze e delle menzogne, negando, nel frattempo, il richiamo delle trombe che ci spronano ad aprire il cuore, ad affrontare le ingiustizie e a superare ogni forma di sterile individualismo.
Nessuno può salvarsi da solo.
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