E’ evidente che i Garcia Peoples non intendano perdere il legame con un certo passato, un passato che viene rivitalizzato e attualizzato, diventando una sorta di approccio alternativo alla vita, libero dai compromessi e dalle apparenze dei tempi moderni, non solo dal punto di vista del modo di suonare e concepire la musica, ma anche come interpretazione quotidiana dei fatti e degli eventi, delle verità e delle menzogne, delle gioie e dei dolori che caratterizzano le nostre esistenze.
Sperimentazioni svincolate dagli schemi commerciali e mediatici, desiderio di allargare i propri confini spirituali, un intreccio di trame melodiche, estroverse e suadenti con altre, invece, che risultano essere più veementi, introspettive ed inquietanti, mentre il grande Sole della psichedelia e delle contaminazioni tra folk-rock e space-rock brilla su tutti noi.
Questa remota epoca leggendaria del rock, con tutti i suoi eroi e i sui bardi, le sue vittime e i suoi assassini, ormai, non esiste più: il mondo e l’America sono profondamente mutati, nuovi e micidiali modelli di sviluppo ed economia hanno sconvolto le nostre esistenze, atrofizzando e sterilizzando la nostra curiosità e il nostro naturale desiderio di conoscenza. La pandemia è parte di questo decennale processo di aggressione dello spirito critico che, in cambio di comodità e di benessere materiale, ci ha trasformato negli inermi tasselli di un enorme puzzle, un mercato globale del quale noi non abbiamo alcuna visione e sul quale non riusciamo ad esercitare alcuna influenza.
Un abominevole disegno di potere planetario che vuole cancellare qualsiasi identità, qualsiasi dissenso, qualsiasi domanda, qualsiasi confronto, qualsiasi diversità, piegando, ai suoi obiettivi, anche la realtà dei fatti e delle cose. In questa dimensione assolutamente distropica e claustrofobica i sette brani di “Dodging Dues”, incastonati in un prezioso passato, assumono il sapore ed il fascino della resistenza, tentando di riempire il vuoto rabbioso delle nostre giornate post-pandemiche con una sensibilità che pensavamo perduta nelle favole e nei tempi andati, ma che, invece, è insita in ciascun uomo o donna ed emerge, con forza e coraggio, ogni volta che non accettiamo le verità surrogate; ogni volta che ci poniamo interrogativi sulla correttezza delle scelte operate dai nostri governi e dai nostri ministri; ogni volta che preferiamo la compagnia vera delle persone, piuttosto che quella virtuale delle piattaforme social, che ormai sono diventate il luogo nel quale riversare tutte le nostre ansie, i nostri timori e le nostre frustrazioni.
Se, invece, riuscissimo davvero a guardare in noi stessi? Ci accorgeremmo che nei nostri cuori abbiamo, in realtà, tutto quello che ci occorre per essere felici.
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