domenica, Dicembre 22, 2024
Il Parco Paranoico

La Mia Patria Attuale, Massimo Zamboni

Mik Brigante Sanseverino Gennaio 21, 2022 Dischi Nessun commento su La Mia Patria Attuale, Massimo Zamboni

Esiste davvero l’Italia o è solamente una mera espressione geografica? Esistono davvero gli italiani? Ha senso cercare la nostra coscienza comune? Riusciremo a vedere oltre le lande desolate nelle quali senti solo urlare i cani? Riusciremo ad andare oltre questo sciagurato “mare nostrum” di delusioni brucianti e promesse mancate? Sapremo svincolarci e liberarci dal disordine, dal cinismo, dalla paura e dall’ignoranza che sembrano condannarci a restare, per sempre, proni e piegati, in balia dei peggiori governi e di una classe politica che è incapace di guardare con fiducia costruttiva al futuro, incapace di offrire prospettive alternative, incapace di uscire dai soliti schemi mentali e dai soliti luoghi comuni, ma si ostina a vivere nella menzogna di uno sterile, paranoico e frustrante eterno presente, pur di conservare i propri privilegi e la propria posizione?

Vi sono abitudini e atteggiamenti che appaiono quasi impossibili da sradicare, eppure, camminando per le strade, attraversando le città e i paesi, soffermandosi a discutere con le persone comuni, è possibile sentire circolare la speranza di una vivida e curiosa intelligenza. Un’intelligenza che, purtroppo, non è spesa a beneficio né della collettività, né di alcuna istituzione, ma che, tragicamente, giorno dopo giorno, anno dopo anno, nei secoli dei secoli, guarda esclusivamente al proprio micro-mondo personale, al proprio benessere individuale, ad una visione dei fatti e degli eventi che è assolutamente egoistica e materialista, preferendo, spesso, la facilità di un utile, ma ingiusto compromesso, piuttosto che l’indignazione e la conseguente ribellione verso un modello sociale, politico ed economico, che, soprattutto durante la recente pandemia, si è mostrato iniquo e disumano.

I dieci brani di “La Mia Patria Attuale”, ricchi di combattive sonorità di matrice folkeggiante, di una narrazione cantautoriale cruda e malinconica, di una vibrante e accattivante poesia, di chitarre e pianoforte, organo e mellotron, offrono al pubblico quello che, ad un primo ascolto, potrebbe apparire solamente un ingannevole e insensato conforto, un dolente susseguirsi di invocazioni a Dei inesistenti che si mostrano sordi alle nostre preghiere, ciechi e insensibili dinanzi alle dolorose tragedie che sconvolgono il mondo. In realtà, però, queste invocazioni sono rivolte soprattutto a noi stessi – agli sciagurati, ai reietti, ai diversi, agli emarginati, agli esclusi – spronandoli, attraverso quelle ritmiche e quelle percussioni che appartengono alla nostra storia comune, a rivoltarsi contro questa delirante e brutale visione della società.

Ed ecco che, dinanzi ai nostri occhi, appare l’immagine, rigorosamente in bianco e nero, di un popolo costretto a vivere in ostaggio di spietati demoni affamati di tempo, desiderosi di sfruttare a proprio vantaggio ogni barlume di bellezza, di fantasia e di creatività; creature che penetrano nelle nostre città, nelle nostre case, nelle nostre esistenze, nelle nostre menti e nei nostri cuori, iniettando in essi il veleno dell’odio, della fobia e della violenza, mostri che pensavamo aver sconfitto nel secolo scorso e che, invece, sfruttando un minuscolo e invisibile virus, sono ritornati a minacciare la pace, la sicurezza e la serenità, andando a costruire muri di intolleranza e a mettere le persone le une contro le altre, creando nemici inesistenti da colpevolizzare e combattere. 

Abbiamo l’obbligo, quindi, di essere ancora compagni, di ritrovare la purezza delle nostre origini, di stringere, senza alcuna vergogna, questa nostra terra natia, una terra impregnata di Vulcani e di Mare, di Alpi e Appennini, di Sposi Promessi e Divine Commedie, di popoli diversi che, attraverso incroci, scambi, incontri, migrazioni e una mescolanza di linguaggi, usanze e culture diverse, hanno dato vita a quella che è la nostra patria attuale, luogo di solidarietà e di accoglienza, argine contro ogni deriva xenofoba e autoritaria, canzone inclusiva nella quale voci diverse – dai greci ai latini, dagli arabi ai normanni, dai goti ai longobardi, dai francesi agli spagnoli – possano dimostrare, in modo concreto, come la ricchezza multietnica e multiculturale non rappresentano una macchia da cancellare, bensì sono una risorsa per migliorare il nostro futuro comune.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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