Siamo la nostra storia passata; siamo il prodotto delle esperienze che abbiamo vissuto e anche di quelle che abbiamo, semplicemente, ascoltato; siamo intrisi, fino alle ossa, dei luoghi che abbiamo amato. Queste diverse narrazioni umane, artistiche, spaziali e temporali ci segnano e ci modellano, determinando quella che sarà la visione che abbiamo di noi stessi, degli altri e del mondo che ci circonda.
Le sessioni live di “Stellar Frequencies” ricostruiscono e raccontano queste storie, permettendo loro di uscire dai meandri oscuri, fragili e silenziosi delle nostre coscienze ed aprirsi all’esterno, consentendoci, attraverso questa duplice esperienza acustica e visiva, di rivivere e ripercorrere eventi e vicende che non abbiamo vissuto in prima persona e di visitare e ammirare luoghi che, altrimenti, ci sarebbero del tutto estranei e sconosciuti.
I QOYA si muovono tra sonorità metalliche e spaziali di matrice doom e post-rock, immergendosi in quella dimensione crepuscolare e psichedelica che permette alla sfera della luce e a quella del buio di parlarsi e sfiorarsi, spronandoci a ritrovare e salvare dall’oblio quei volti, quei nomi, quei sentimenti e quelle percezioni che ci hanno permesso di crescere e di arrivare qui oggi. Non è facile toccare con mano e rinnovare il dolore, la delusione o il senso di vuoto ed abbandono connessi a una perdita, ma sono essi che ci permettano di acquistare forza e soprattutto di essere consapevoli del viaggio che stiamo compiendo. Un viaggio catartico che, alla fine, si perderà negli improvvisi e accattivanti bagliori di stampo shoegaze, carichi di feedback ed effetti, liberandoci dalle pressanti ossessioni del presente, dalle sue ambiguità, da quell’estenuante e omologante purgatorio nel quale siamo costretti a barattare il nostro tempo e le nostre migliori energie per un po’ di pace, di sicurezza, d’amore e di giustizia.
La band francese vive il nostro stesso gelido inverno, prova la stessa nausea, teme il medesimo distruttivo e alienante vuoto, ma tenta, sfogando le proprie paure nella sua musica, di riscostruire, attorno ad un nucleo seminale e minimale di trame e riverberi post-punk, una storia che sia meritevole d’essere vissuta, d’essere ammirata, d’essere ascoltata.
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