I Daily Thompson ritornano dalle profondità dello spazio profondo e riportano le loro sonorità metalliche ed ipnotiche nuovamente sul nostro sciagurato pianeta sconvolto dalla crisi pandemica: da questo accattivante intreccio di atmosfere cosmiche e terrene emerge questo ultimo lavoro, “God Of Spinoza”, nel quale trame blues-rock psichedeliche e grunge si incontrano, fatalmente, tra loro.
Otto canzoni che risuonano di liberatorio deserto, ma che poi si ritrovano a vagare nelle periferie minacciose e abbandonate delle nostre città; luoghi surreali ed estranianti che i lockdown, le quarantene e i vari divieti, spesso del tutto assurdi e controproducenti, imposti da classi politiche dimostratesi incapaci di gestire la situazione, hanno trasformato in dei veri e propri cimiteri di diffidenza, servilismo mediatico e cemento. Un vuoto che non è, purtroppo, solamente esterno, ma che piano, piano si è insinuato dentro di noi, amplificando le nostre paure e distruggendo il necessario tessuto sociale che ci permette di non perdere di vista la nostra umanità, di non alienarci e non sprofondare, di conseguenza, nella follia.
Tutto ciò da vita a passaggi più energici e incisivi, ricchi di distorsioni e fuzz, ed altri che, invece, sono più suadenti, lisergici e riflessivi. Abbiamo, infatti, bisogno di restare vigili; di non perdere lo spirito combattivo; di non piegarci, puntualmente, ogni volta che sentiamo qualche presunto esperto, qualche opinionista televisivo o qualche amministratore politico parlare di virus, ma, allo stesso tempo, abbimo bisogno di ritrovare quella serenità e quell’equilibrio che ci consentono di pensare lucidamente, di ampliare le nostre conoscenze, anche stringendo rapporti e relazioni con il mondo, senza lasciarci chiudere in questa prigione asettica nella quale è ammesso un unico credo, un unico modello comportamentale, uno unico schema logico, un’unica opinione, un’unica verità. Dobbiamo avere memoria di ciò che siamo, anche attraverso il miscuglio di epoche musicalmente diverse tra loro, la cui voce non è semplice eco di qualcosa che è stato e non può, ovviamente, tornare più, ma è attualizzata e intrisa di questa nostra quotidianità, dei venti gelidi che sentiamo penetrare nelle nostre esistenze, venti di guerra, di odio, di potere ai quali rispondiamo con la libertà dei nostri pensieri.
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