Dispersi nelle nostre precarie e fumose dimensioni virtuali, nelle quali chiunque sente il dovere di avere un parere su qualsiasi cosa e spesso cede ad atteggiamenti rabbiosi di odio e di intolleranza, c’è chi preferisce restare in silenzio, in attesa che arrivi il momento giusto, quello, cioè, delle parole giuste. Il rischio, ovviamente, è che la necessità di proteggere il proprio mondo e la gentilezza delle proprie silenziose idee, prenda il sopravvento, andando a creare abissi comunicativi, a spezzare legami, a rimandare quelle domande e quelle spiegazioni la cui mancanza, purtroppo, non farà altro che amplificare la lontananza, la diffidenza e la sfiducia nei confronti degli altri.
“Unspoken Words”, nel suo malinconico minimalismo sonoro, attraverso i passaggi strumentali e le armonie verbali, apre una crepa nel muro ostinato dell’incomunicabilità e dei silenzi forzati, dando un corpo alle emozioni, ai sentimenti e alle percezioni che, altrimenti, resterebbero confinate nel nostro mondo interiore, un po’ per paura di aprirsi al mondo esterno, un po’ per timore di essere giudicati ed un po’ a causa del sospetto nei confronti della cacofonia e del rumore mediatico che contraddistingue il nostro frenetico, caotico e forsennato presente.
Questi dieci brani, invece, puntano a rallentare le dinamiche che, normalmente, caratterizzano la nostra quotidianità iper-tecnologica, facendo leva sulle loro trame di matrice indie-folk e post-rock e tentando di trovare lo spazio e il tempo necessari affinché anche le parole mai pronunciate possano, finalmente, uscire allo scoperto, andando a colmare quei vuoti ossessivi ed estenuanti che tentiamo di riempire con tutti quei falsi miti di perfezione e di bellezza, di potere e di successo, che ci vengono offerti dalla rete globale delle informazioni, in cambio della rinuncia al nostro spirito critico, alla purezza dei nostri sentimenti e a tutte quelle debolezze, fragilità, passioni ed esperienze che, tutto sommato, ci rendono umani e ci fanno sentire vivi. Il progetto Lebenswelt, con i suoi suoni cosmici e rarefatti, mescola il dentro ed il fuori, ciò che si vede e ciò che è nascosto, sapendo bene che queste parole non dette esistono, non possono essere né ignorate, né omesse, né cancellate, ma rappresentano la nostra unicità più veritiera e la voce della nostra anima.
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