Siamo intrappolati in un incubo di metallico stupore, “Hornets” si abbatte, minacciosa e plumbea, sui nostri molteplici sentieri, dissotterrando le paure e le debolezze che avevamo nascosto e sbattendocele in faccia, mentre i giorni si susseguono velocemente e si trasformano in ricordi, il Tempo ruggisce e la fine e l’inizio si sgretolano sotto i nostri piedi.
“Killers Like Us” ha il sapore dell’inevitabilità, le sue verità sono velate da un manto di gelida oscurità e, spesso, non sono quelle che pensavamo di aver compreso; a volte ci appaiono crude e travolgenti, come in “When God Used A Rope”; altre volte una accattivante ed acuta melodia le riveste e le addolcisce, come avviene in “Crack Shot”. Ma, in realtà, la fine tagliente di quest’ultimo brano ci rammenta che esse sono, invece, sempre le stesse; la loro essenza non è né buona, né cattiva, siamo semplicemente noi che tentiamo di trovare una giustificazione, un obiettivo o un motivo, qualsiasi cosa possa rassicurarci e farci dimenticare la nostra fragile umanità.
Intanto le trame verbali e le sonorità noise-rock continuano ad intrecciarsi ed intessere il proprio disegno. Un disegno, pervaso da atmosfere doom ed industriali, del quale ogni ascoltatore si sente parte: il Male, infatti, striscia e serpeggia ovunque, lo sentiamo attorno a noi, lo sentiamo dentro di noi e solamente conoscendolo saremo in grado di evitarlo. L’angoscia assume consistenza materiale e sonora, le onde acustiche penetrano nella carne e nello spirito; saremo in grado di riconoscere la via della luce o lasceremo che essa venga distorta da scelte ed azioni malvagie?
Le nostre mani sono quelle di un fabbro ferraio, siamo gli artefici finali del nostro destino, possiamo sprofondare nel più cupo dei gironi infernali oppure possiamo oltrepassare quelle nubi cariche di distorsioni, feedback e tensione che ci impediscono di vedere il cielo, rendendoci impossibile, di conseguenza, comprendere quanto possa essere ampio l’orizzonte, quante cure e soluzioni, quante idee e prospettive, quanti sogni e fantasie, il diavolo ci tiene, volutamente, celate, facendo in modo che il disagio e la frustrazione prendano il sopravvento su ogni aspetto, razionale ed emotivo, della nostra individualità. Non esiste, dunque, un unico monolitico cammino, dietro ogni passo, dietro ogni singola parola, dietro ogni direzione, possono svilupparsi infinite trame, infiniti giardini, infiniti inferni con i quali dover fare i conti.
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